Comitato Triveneto per il SLD, “Procreazione: lotta di classe” – Terza Parte

Seconda Parte

La manifestazione di Firenze, grazie proprio a tali criteri, permise al Movimento di esprimere tutta la sua forza. 5000 donne condussero un corteo non autorizzato mentre al posto di slogan su Fanfani e il suo partito le donne scandivano “per il nostro lavoro di madri a pieno orario abbiamo deciso di prenderci un salario!” E così giustamente Berlinguer veniva chiamato in causa con pari responsabilità di Fanfani. I gruppi femministi distribuivano i loro materiali, i loro fascicoli e volantini. Numerosi gli striscioni dei “Comitati” e “Gruppi” per il SLD da varie parti del Veneto e dell’Emilia. Riportiamo ancora il testo di un volantino distribuito durante la manifestazione.

A tutte le donne
Il 9 Gennaio ‘75 a Firenze i carabinieri hanno fatto irruzione in un ambulatorio medico arrestando sei persone, fermando 40 donne e obbligando 5 di queste a subire una visita ginecologica. Tutti sono sospettati di subire, praticare o favorire l’aborto. Di fronte a questo fatto, dopo la mobilitazione politica creata attorno al processo di Padova il 5 Giugno del ‘73, noi donne non siamo più disposte a spiegare ancora perché è nostro diritto decidere sulla maternità: il Movimento Femminista in tutto il mondo ha più che largamente rivendicato non solo a parole, ma lottando direttamente, il diritto delle donne a decidere del proprio corpo e della maternità, diritto esercitato da sempre contro ogni legge dello Stato e della Chiesa. Il Movimento Femminista ha demistificato fino in fondo le motivazioni che politici, scienziati, preti e magistrati hanno sempre addotto contro il diritto primario della donna a decidere se diventare madre, quando e come. Noi donne oggi lanciamo un atto di accusa contro lo Stato e i Padroni che continuano ad addurre queste mistificate ragioni per sfruttarci oggi più che mai.
Infatti, mentre ci licenziano dai pochi posti di lavoro salariati, già discriminati e pesanti, e con la cassa integrazione e il rialzo dei prezzi etc, vogliono intensificare i ritmi di quel lavoro domestico che non ci hanno mai retribuito, essi cercano di garantirsi con l’intensificazione del terrorismo la rassegnazione e la rinuncia alla lotta su tutti i fronti del nostro sfruttamento, a partire dal lavoro domestico. Questo è il significato del processo esemplare di Trento contro 273 donne incriminate per aborto, del recente processo per aborto a Milano, degli arresti e denunce per aborto a Firenze. Di fronte a questi processi esemplari, noi:
1. denunciamo lo Stato per strage per tutte le donne morte a causa delle condizioni in cui l’illegalità dell’aborto le ha costrette ad abortire e per tutti i bambini morti a causa delle condizioni in cui ci costringono a concepirli, a partorirli e ad allevarli. L’Italia brilla per avere uno dei tassi più alti di mortalità perinatale, fetale e infantile.
2. denunciamo lo Stato di latrocinio per tutto il lavoro che ci ha estorto nei secoli senza una lira di retribuzione in casa e con salari schifosi fuori.
Depenalizzazione immediata dell’Aborto
Aborto libero e gratuito
Salario al lavoro domestico
per contrattare le condizioni: del lavoro domestico stesso, del lavoro esterno, dei servizi, della procreazione, della sessualità.

Comitato per il SLD di Padova
Firenze, 12 Gennaio 1975

Dopo la prima grossa risposta del Movimento a Firenze i gruppi femministi hanno continuato un grosso lavoro di mobilitazione a livello locale in preparazione della manifestazione nazionale di Trento. Per quanto vi sia stato un grosso impegno da parte dei direttori dei giornali a registrare solo convegni e dibattiti “radicali” e “socialisti”, le donne hanno potuto verificare egualmente la grossa crescita non solo come rete organizzativa ma come strumentazione che il Movimento Femminista è riuscito a costruire in questi anni. Ovunque il dibattito è stato costruito non solo con i discorsi ma anche con il teatro e le canzoni completamente originali che il Movimento si è costruito. La manifestazione di Padova dell’11 Febbraio ha registrato proprio questo nuovo livello organizzativo. Attraverso le trombe sistemate su un’automobile venivano diffuse le canzoni politiche femministe e proprio l’immediatezza delle parole catalizzava una comunicazione con le donne che dai marciapiedi si univano sempre più numerose alla manifestazione. A Trento per la prima volta nella città del famoso “Concilio”, le donne attaccavano apertamente la Chiesa e lo Stato. Erano arrivate da tutte le parti d’Italia, migliaia e migliaia di donne, dalle case, dalle campagne, dalle fabbriche, “proletarie” e “borghesi”, giovani e anziane. Ci avevano “concesso” di formare un corteo per strade insignificanti, evitando accuratamente il Tribunale e la Curia, ma incominciammo a organizzare la testa del corteo e puntammo diritto come un ariete al Tribunale e alla Curia. E come un ariete affondammo la testa nel tribunale, attaccando sulle porte e sui lampioni cartelli dai colori e dalle parole violente tanto quanto era la violenza di quei togati di nero, giusto colore del boia, che là dentro volevano arrogarsi il diritto di giudicare 273 donne per aborto. La macchina con le trombe che diffondeva a pieno volume la canzone “Aborto di Stato, strage delle innocenti”, aveva cacciato il suo muso attaccato alla porta. Migliaia di donne cantavano assieme. Quando la canzone smetteva attaccavano brevissimi interventi: “donne! il Medio Evo l’abbiamo già pagato una volta. Ci hanno bruciate vive sul rogo – 8 milioni di donne sono morte così – chiamandoci “streghe” perché aiutavamo le donne a partorire e ad abortire nei modi meno dolorosi e più sicuri. Gli assassini, i torturatori e i giudicatori sono sempre gli stessi: Stato, Padroni e Chiesa! La loro turpe alleanza – che continua nei secoli a spargere il sangue delle donne – sostiene l’impresa più immonda di sfruttamento di carne umana!”
E nella chiesa appunto l’ariete affondò la sua seconda testata: la Curia fu circondata dalle donne che gridavano, scrivevano sui muri, improvvisano vorticosi girotondi a mulinello che ricordavano veramente le danze notturne di quelle streghe che i preti avevano bruciato, e girando cantavano “Satana, Lucifero, Belzebù, Paolo VI il diavolo sei tu!”
Se i preti dovessero abortire, l’aborto sarebbe un sacramento!”
Sulla turpe alleanza di Stato e Chiesa gettava ulteriore luce il seguente comunicato telegrafato dalle sorelle d’oltremanica lo stesso giorno.

Alle sorelle in Italia
In Gran Bretagna noi, che stiamo lottando contro lo Stato inglese, siamo sfuggite alla umiliazione di essere completamente private del diritto di abortire. Tuttavia, anche i nostri corpi sono nelle mani dei pianificatori di Stato. Alle donne dell’Irlanda del Nord è negato il diritto di abortire come a voi in Italia. Nella stessa Gran Bretagna adesso siamo messe di fronte al tentativo che ci limiti ulteriormente l’ambito dei nostri diritti legali e che ci si impedisca a donne di altri paesi di venire qui ad abortire quando nel loro paese non hanno tale diritto. Nello stesso tempo lo Stato sterilizza le donne Nere e immigrate e continuerà a farlo. Noi non riconosciamo nessun limite di nazionalità fra le donne. Nell’Europa dell’Est, lo Stato paga le donne per produrre bambini perché non possono importare immigrati. In India lo Stato paga le donne perché si facciano sterilizzare. In Pakistan, la Chiesa cattolica sta promuovendo il controllo obbligatorio delle nascite, la sterilizzazione e l’aborto. In Inghilterra e nel Nord America, lo Stato sterilizza i poveri e i Neri e non paga nulla. Noi chiediamo, insieme a voi, il diritto di avere o non avere figli quando, come e con chi ci pare. Noi chiediamo un salario per il lavoro domestico così da poter avere nelle nostre mani il potere di questa decisione e così che non sarà necessario che ci facciamo schiavizzare e che ci rendiamo dipendenti dagli uomini quando diventiamo madri. Noi rifiutiamo qualsiasi contrattazione sulla produttività per questo salario. L’8 Marzo il Movimento Femminista in Gran Bretagna farà una dimostrazione di “Solidarietà con le lotte delle donne in tutto il mondo”.
ovunque lo Stato cerca di controllare ogni aspetto della vita delle donne. Quando ha bisogno di più operai usa i nostri corpi negandoci l’aborto e la pillola; quando vuole noi in fabbrica o vuole meno “sovversivi” ci sterilizza. Lo Stato cerca sempre di disciplinarci e di controllarci e di tenere tutte le decisioni nelle sue mani. Solo noi donne e il nostro Movimento possiamo dire di che cosa abbiamo bisogno e possiamo condurre la lotta per questi bisogni: è per questo che l’8 Marzo noi non scenderemo in strada a celebrare la commedia che questi Stati chiamano “l’anno internazionale della donna”. Noi celebriamo la resistenza e la lotta delle donne in ogni situazione e in ogni paese contro tutti gli Stati.
Potere alle sorelle

Power of Women Collective
Londra

“Contro la violenza dello Stato per il controllo del nostro corpo” così dice il manifesto portato in parecchie manifestazioni dal Comitato Triveneto per il SLD. Ormai, contro le riforme, contro le repressioni, la lotta femminista è sempre più dura.