2023: Un anno di turbolenze finanziarie

Articolo originale: “2023: A year of financial turbulence

 

L’anno si è chiuso con il mercato azionario statunitense ai massimi storici – o molto vicino dopo un anno turbolento per il sistema finanziario. Il rialzo di Wall Street, favorito dalla svolta “dovish”1 della Federal Reserve statunitense nella riunione del 13 Dicembre, è alimentato dalle aspettative di mercato riguardanti almeno tre e forse addirittura sei tagli dei tassi di interesse nel 2024. L’impennata si sta estendendo in tutti i settori. Il Dow Jones ha toccato sette massimi storici nel mese e l’indice S&P 500 ha registrato un aumento del 34% rispetto al minimo dell’anno scorso – trovandosi leggermente al di sotto del suo massimo storico del Gennaio 2022. E in quello che è stato descritto come un “carnevale obbligazionario”, il più grande mercato del debito mondiale, quello dei titoli di Stato statunitensi, è sulla buona strada nel realizzare il più grande guadagno bimestrale mai registrato.

L’indice tecnologico NASDAQ 100 ha registrato il più grande aumento dal 1999, all’apice della bolla dei dot.com. Quest’anno è salito del 55%, alimentato dalle prospettive di profitto dell’intelligenza artificiale. Ma la frenesia del mercato è accompagnata, al tempo stesso, dalle espressioni di preoccupazione riguardante l’estrema volatilità del sistema finanziario, evidente per tutto l’anno. [Questo stato di cose] può innescare gravi problemi, se non addirittura una crisi.

Abbiamo un “everything rally”2 alla fine dell’anno. L’intensità è vibrante”, ha dichiarato al Financial Times (FT) Sonja Laud, chief investment officer del più grande asset manager britannico “Legal & General Investment.” “Sono preoccupata. Non c’è spazio per gli errori”.

E, nonostante l’euforia dei mercati riguardante la prospettiva di un taglio dei tassi, gli effetti del forte aumento di questi negli ultimi 18 mesi – il tasso della Fed è ora superiore al 5% dopo essere stato vicino allo zero per più di un decennio -, stanno ancora scorrendo nel sistema e possono causare shock improvvisi. Nessuno, ad esempio, aveva previsto che i rialzi potessero causare, a Marzo, tre dei quattro maggiori fallimenti bancari della storia degli Stati Uniti – segnati, tra l’altro, dalla più rapida corsa alle banche della storia e ad una richiesta di intervento massiccio da parte della Fed e delle autorità governative nell’evitare un crollo finanziario.

È significativo che una delle aree di maggiore preoccupazione sia il mercato del Tesoro statunitense, dove viene acquistato e venduto il debito pubblico. Ora si sta avvicinando ai 27mila miliardi di dollari e rappresenta la base del sistema finanziario statunitense e globale. E tutto questo sta mostrando segni di maggiore volatilità. Nella parte centrale dell’anno, i rendimenti dei titoli decennali sono aumentati mentre venivano venduti – i rendimenti e i prezzi delle obbligazioni si muovono in direzioni opposte – nell’aspettativa che la Fed mantenesse la sua politica monetaria restrittiva.

Ma quando i numeri dell’inflazione iniziavano a scendere e le richieste salariali continuavano ad essere represse dagli apparati sindacali, i mercati hanno “chiesto” a gran voce una riduzione dei tassi. All’inizio la Fed sembrava resistere a queste richieste. Ma nella riunione di Dicembre, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha gettato la spugna e cambiato la rotta dopo due settimane in cui aveva insistito nel voler mantenere l’orientamento precedente.

Il risultato è stato che il rendimento del titolo decennale, che a Ottobre aveva superato il 5%, ora è sceso al 4% circa ed è destinato a scendere ulteriormente. Movimenti così rapidi in un mercato dove gli spostamenti delle frazioni del punto percentuale possono essere significativi, sono indice di instabilità. Un’altra causa di preoccupazione emersa quest’anno è il cosiddetto “basis trade”3, in cui si fanno grandi scommesse sfruttando la lieve differenza tra i prezzi delle obbligazioni e il loro prezzo sui mercati dei futures. Poiché le differenze sono minime, i trader devono prendere in prestito grandi quantità di denaro per rendere l’operazione redditizia.

In un recente post di “Chartbook”, lo storico dell’economia Adam Tooze ha osservato che le autorità di regolamentazione sono “particolarmente preoccupate” per il carattere speculativo dell’operazione, in cui un “hedge fund” (fondo speculativo, ndt) impiega un minimo di denaro proprio e un massimo di denaro preso in prestito.

Le somme in gioco sono ingenti: più di mezzo trilione di dollari. “Secondo una serie di stime”, scrive Tooze, “nel Dicembre del 2022 gli “hedge fund” avevano un debito di 553 miliardi di dollari sui finanziamenti annuali “basis trade” e un rapporto di “leva finanziaria”4 di 56 a 1. Questo crea il potenziale per delle perdite diffuse nel sistema creditizio o il fallimento di un hedge fund”.

Le cifre in gioco sono quasi certamente aumentate quest’anno, con il conseguente rischio che il fallimento anche di un solo fondo possa innescare una “corsa alla liquidità” e il tipo di “doom loop”5 che si è sviluppato nel Regno Unito nell’Ottobre 2022 – quando il calo dei prezzi dei titoli obbligazionari ha costretto i fondi pensione a vendere obbligazioni per raccogliere liquidità, facendo scendere ulteriormente i prezzi.

Ma come ha osservato Tooze, anche se le autorità di regolamentazione cercano di intervenire, stanno in gran parte operando al buio perché “non sappiamo tutto quello che potremmo sapere su come funziona il mercato del Tesoro”. Anche se iniziassero a scendere, i tassi d’interesse rimarrebbero probabilmente ben al di sopra del livello prossimo allo zero – scesi dopo il crollo finanziario del 2008 e della politica di “allentamento quantitativo”6 della Fed (che ha comportato l’esborso di trilioni di dollari per l’acquisto di debito pubblico).

Il debito pubblico degli Stati Uniti, rafforzato dall’aumento delle spese governative sulla guerra e sulle forze armate, sta raggiungendo nuovi livelli record: ora supera i 33mila miliardi di dollari. Ma la spesa per gli interessi su questo debito sta aumentando rapidamente ed è ora la terza voce di spesa pubblica dopo “Medicare” e la previdenza sociale.

Con la crescita continua della spesa militare, si sono intensificate le richieste di tagli in settori chiave della spesa sociale. In altre parole: l’attacco contro la posizione sociale della classe operaia deve essere intensificata in modo da finanziare la spesa bellica in costante aumento e pagare i detentori del debito del Tesoro. L’ultimo rialzo del mercato azionario e la prospettiva che possa salire ulteriormente, hanno creato un’atmosfera di euforia. Ma un’analisi più attenta rivela che è altamente instabile.

Negli anni ’60 e ’70 Wall Street era guidata da quello che era conosciuto come il “nifty fifty”, la coorte di titoli di alto valore che portavano buoni rendimenti. Quei giorni sono ormai lontani e il mercato è ora dominato dalle cosiddette “magnifiche sette” (Mag7). Queste comprendono i grandi nomi della tecnologia: Apple, Microsoft, Alphabet (il proprietario di Google), Amazon, Telsa, Meta (il proprietario di Facebook) e Nvidia.

Il mercato si è talmente appesantito che a metà anno i prezzi di questi titoli sono aumentati tra il 40% e il 180% e sono stati responsabili di tutto l’aumento annuale dell’indice S&P 500 fino a quel momento – mentre tutti gli altri sono rimasti fermi.

Da allora, altri titoli si sono uniti all’ “everything rally”; ma i Mag7 continuano a dominare e rappresentano il 64% dell’aumento dell’S&P.

Come ha recentemente osservato il FT: “Le loro dimensioni sono ora così pronunciate che non dominano solo i titoli statunitensi, ma anche una grossa fetta della performance dei mercati azionari globali.

Questo elevato grado di concentrazione del potere finanziario, che quest’anno ha subito un’accelerazione, si riflette anche nel settore bancario. Nei primi nove mesi dell’anno, secondo l’analisi condotta dal FT, basata sui dati compilati da un tracker del settore, “JPMorgan Chase” ha assorbito quasi il 20% dei profitti delle banche statunitensi. Questo dato è aumentato rispetto al 12% circa dell’anno precedente.

I suoi guadagni hanno superato quelli ottenuti dalle rivali “Bank of America” e “Citigroup” messe insieme e, secondo le parole di un analista di “Wells Fargo”, “JPMorgan è il Golia dei Golia”.

Mentre Wall Street e il capitale finanziario in generale si gustano la prospettiva di denaro a basso tasso di interesse, ci sono segnali di debolezza nell’economia sottostante. Gli immobili commerciali iniziano a risentire dell’aumento dei tassi d’interesse, la spesa dei consumatori viene colpita dall’inflazione mentre i salari continuano a rallentare, i fallimenti aziendali sono in aumento – con un incremento del 30% a Settembre rispetto all’anno precedente -, e vi sono licenziamenti di massa, in particolare nel settore dell’alta tecnologia.

Sotto la superficie delle attuali celebrazioni dei mercati finanziari, tutte le condizioni che hanno portato alle turbolenze del 2023 non sono scomparse, ma continuano a intensificarsi.

 

Note

1Traduzione: accomodante, pacifico. Il “dovish” è una politica macroeconomica in opposizione a quella aggressiva e violenta (“hawkish”) utilizzata dalla Fed statunitense. Questa tendenza mantiene i tassi di interessi bassi e ha, come obiettivo, l’accelerazione della crescita e dello sviluppo economico.

2Letteralmente “Corsa per tutto”. In ambiente economico-finanziario questo avviene in un determinato periodo dell’anno (negli ultimi mesi soprattutto) dove determinati titoli aumentano di prezzo e favoriscono, di conseguenza, gli investitori.

3Strategia di trading che consiste nell’acquisto di un asset (bene materiale o immateriale, ndt) e si vende un prodotto derivato correlato oppure si vende un asset acquistandone il prodotto derivato associato; viene utilizzato nel mercato futures (ovvero contratti a termine standardizzati e negoziati all’interno di una borsa finanziaria).

4Pratica speculativa utilizzata nelle borse finanziarie. Viene utilizzato del denaro preso in prestito e investito nell’acquisto di asset e/o futures. Così facendo si può ottenere un rendimento tale da coprire gli interessi del prestito stesso e produrre, contemporaneamente, un utile.

5In economia, un “doom loop” avviene quando le banche acquistano dei titoli di Stato, accollandosi così una potenziale crisi del debito sovrano. Ciò comporta, a livello di conseguenza, un calo del valore dei titoli di Stato posseduti dagli istituti di credito privati e un intervento dello Stato nell’evitare un’ulteriore riabbassamento valutario dei titoli.

6Politica messa in atto dalle banche centrali nell’emissione ed immissione di nuova moneta sul mercato (acquistando titoli di Stato o altre obbligazioni sul mercato).