Parte 2. Cenni storici sul birth control
La limitazione delle nascite è nata con Malthus come idea sistematica, per quanto fosse saltuariamente praticata di fatto dovunque e da sempre. Questo prete economista inglese (1766-1834) nel suo saggio divenuto ormai classico su “I principii della popolazione”, chiamò tutti a pensare il problema della crescita della popolazione in rapporto alle disponibilità di sussistenza impiantando netto il concetto della “limitazione delle nascite” come una necessità sociale. Egli attribuiva allo squilibrio tra l’aumento della popolazione e l’aumento dei mezzi di sussistenza i nostri mali sociali. Ed additava quindi il matrimonio tardivo e l’astinenza sessuale nel matrimonio come le strade necessarie per contenere lo sviluppo delle generazioni ulteriori. Le sue idee son oggi discutibili, ed in buona parte superate: ma il suo allarme resta sempre vivo: ed esso si è sviluppato poi in forma autonoma, abbandonando la pretesa di sanare tutti i mali sociali, ma solo avendo in vista un contributo necessario per la vita migliore di tutti. Difatti, Malthus stesso – per quanto in un secondo tempo abbia a malincuore riconosciuto l’uso di qualche mezzo preventivo come “minor male” – era contrario a tutti gli antifecondativi. Ed il movimento per il controllo delle nascite è invece fondato sull’uso ragionevole degli antifecondativi, lasciando da parte le assurde idee di astinenza e simili. Ad Havelock Ellis si deve, più tardi, se l’atmosfera di “pruderie” e di mistero che circondava il sesso ha potuto diradarsi. Egli ha dedicata tutta la sua vita a studiare a chiarire il bene ed il male che si connette al sesso: e sua è stata la grande coraggiosa affermazione che l’atto sessuale non è soltanto buono in quanto porta al concepimento d’un figlio, ma anche ed innanzi tutto in quanto realizza l’unione totale tra un uomo ed una donna innamorati. Di qui nasce il nuovo concetto della famiglia, come atto d’amore umano, che si conclude nei figli non venuti a caso ma quando sono voluti.
All’inizio si deve soprattutto al dr. Ch. V. Drystale e a sua moglie, dr. Alice Vichery, se il “controllo delle nascite” s’è impiantato e sviluppato in Inghilterra come un movimento sociale alfine vittorioso. L’inizio è stato tutt’altro facile. Nel 1854 esce, anonimo ma ad opere di Drysdale, un libro che semina furori: “Elementi di scienza sociale o Religiose fisica, sessuale e naturale”. Nel 1877 si ha il famoso processo deliberatamente provocato da un giornalista famoso e da Annie Besant con la diffusione di un opuscolo contenente istruzioni pratiche per evitare la fecondazione, allora proibite dalla legge in vigore. Essi sono condannati. Ma la stessa condanna è propaganda, il processo è discussione. E subito dopo si fonda la prima “Lega Malthusiana” a Londra (1877), che agita la necessità di modificare le leggi, per consentire la libera discussione del problema ed il libero uso dei metodi antifecondativi. Le prime “leghe” sono aspramente combattute da tutti i conservatori, da tutti conformisti. Ma il movimento s’estende via via, fino alla vittoria. Nel 1921 si apre a Londra la prima Clinica Materna per istruire le donne nella pratica del concepimento volontario: e già essa s’incammina su una strada più aperta del “neo-malthusianismo”, e le associazioni che la sostengono diventano “Leghe per il controllo delle nascite”, fondate su considerazioni ovvie di salute e di benessere anziché su teorie nebulose. Ed è assai istruttivo considerare che l’apostolo americano del movimento, la dr. Margaret Sanger, si lancia nella lotta nel 1914 con un libro che s’intitola “La donna ribelle”.1
Dall’Inghilterra il movimento si diffonde poi in Olanda, dove per la prima volta le teorie di Malthus subiscono un processo di revisione – da cui il nome di “neo-malthusianismo” -, e si forma (1881) la prima Lega, con tutto lo sviluppo successivo. Leghe analoghe si formano poi in Belgio, in Germania – dove il dr. Mensinga prepara il primo tipo veramente pratico di pessario vaginale. Infine, anche in Francia nel 1896 si sviluppano le Leghe: pionieri Paul Robin ed Eugéne Humbert che dedicarono la loro vita a questo problema, affrontando la derisione dei molti e la persecuzione della legge. In Italia accenni d’un movimento neo-malthusiano si sono avuti prima del fascismo, con pubblicazioni ed anche associazioni che stavano impiantando il problema seriamente. Già nel 1910 ci fu a Firenze un Congresso per la questione sessuale. Nel 1913 venne fondata la Lega Neo-malthusiana, e a Torino si cominciò a pubblicare una rivista mensile che propagandava apertamente le idee della limitazione delle nascite. A Firenze si aprì in quell’anno un Istituto Neomalthusiano. Nel 1914 cominciò a pubblicarsi una rivista anche a Milano. Opuscoli e libri di vario valore – frammisti purtroppo a pubblicazioni pseudo-scientifiche che facevano male invece che bene – vennero via via illustrando i molti aspetti del problema della sessualità e della natalità. Naturalmente l’agitazione era vivace soprattutto ad opera delle associazioni e dei partiti progressisti. E possiamo dobbiamo anzi ricordare che forse i migliori contributi all’agitazione si sono avuti tra gli anarchici da parte di Luigi Fabbri con il suo libro “Generazione cosciente” e di Camillo Berneri con buona parte della sua multiforme attività di pubblicista. Ma il fascismo sopravvenuto ha cancellato perfino il ricordo di quel moto, di cui i giovani non sanno certamente nulla. La propaganda demografica ha esasperato la naturale tendenza del nostro popolo povero a far figli inconsideratamente. E la furbizia dei suoi agenti ha presentato la volontà di controllo delle nascite come negazione dell’aver figli. Bisogna quindi agire, riaffermare il controllo delle nascite come mezzo per assicurarsi una famiglia armonica, fondata sull’amore e volta naturalmente a concretarsi nei figli, ma solo in quel numero di figli che si possono mantenere ed educare.
Parte 3. La tecnica del controllo
Metodi dannosi od inefficaci
Sono molti i metodi che, soprattutto nei paesi più ignoranti, vengono raccomandati di donna in donna come atti ad evitare la fecondazione. Ma molti di essi sono ovviamente puerili. In certi luoghi s’immagina sufficiente che la donna beva acqua versata bollente sopra un ferro di cavallo, od acqua in cui sono state in infusione erbe particolari per evitare la gravidanza; mentre ben si sa che non v’è alcuna relazione possibile tra lo stomaco e l’utero. In India, v’è chi ritiene che mangiando un pezzo di tela rossa prima dell’atto sessuale si evita di restare incinta. In Cina, si usa invece il bere acqua fredda subito dopo l’atto. Son tutte superstizioni naturalmente: che sembrano fantastiche a chiunque le pensi un poco. Per evitare la gravidanza, nei casi in cui l’uomo e la donna insieme ritengono che sia necessario, occorre in qualche modo interporre un ostacolo ben determinato sul cammino degli spermatozoi maschili (circa cento milioni e più di essi contenuti in una sola eiaculazione!) che si agitano entro la vagina per giungere a penetrare nell’utero ed ivi congiungersi con l’ovulo femminile. Ed a quest’intento, abbandonate le pratiche dettate dall’ignoranza, si svolgono i vari metodi attualmente in uso. Esaminiamo dapprima i metodi che, nonostante molti li credano “il migliore”, sono o inefficaci o anche dannosi.
Freddezza della donna
Alcune donne credono che mantenendosi inerti durante l’atto sessuale, non giungendo all’orgasmo insieme al loro compagno, eviteranno la fecondazione. Idea assai ingenua: ché ciò non influisce minimamente sul cammino degli spermatozoi verso l’ovulo. Per contro, va segnalato che questa pratica, mentre non serve ad impedire la gravidanza, può dare col tempo seri disturbi nervosi ed anche mentali. La donna deve arrivare naturalmente all’orgasmo come conclusione dell’atto sessuale: senza di ciò tutto il meccanismo nervoso si trova in squilibrio e ne soffre. Inoltre, la donna che prende l’abitudine di mantenersi passiva nell’atto, finisce col non provarne più alcun piacere: ciò che può avere riflessi psicologici assai dannosi nelle relazioni con il suo compagno, e mettere questi, se è un uomo sensibile, nella urtante condizione di sentire che “usa” la sua compagna come uno strumento per il proprio piacere isolato. Non è certo in questa direzione che bisogna mettersi. L’atto sessuale va goduto pienamente, liberamente. Solo così è l’elemento equilibratore e vivificatore che mantiene uniti l’uomo e la donna. Non sarà mai detto abbastanza, perciò, che la freddezza voluta della donna, inutile dal punto di vista del controllo delle nascite, è un grave errore ed una fonte di danni per la vita comune col proprio compagno.
Agitazione del corpo
È una pratica assai vecchia. La donna che vi crede ritiene che, agitando il corpo subito dopo l’eiaculazione maschile – con movimenti come la torsione ed il piegamento dell’addome, la tensione degli organi sessuali, una tosse forzata – dovrebbero riuscire ad espellere il seme dalla vagina. Anche questo è illusorio: il seme maschile dovrebbe essere una massa compatta perché si potesse sperare di espellerlo con tali sforzi, ed invece ne resta sempre qualche parte tra le pieghe della mucosa vaginale. Il che basta, quasi sempre, a realizzare la fecondazione. Questa pratica va sconsigliata, oltre che per la sua inefficacia, anche perché impedisce alla donna il riposo indispensabile dopo l’orgasmo e disturba la pienezza psicologica dei rapporti tra l’uomo e la donna che si amano.
Periodi di allattamento
Si ritiene generalmente che l’atto sessuale debba restare non fecondante finché la donna allatta il suo bambino. La cosa ha un certo fondamento di verità se invece di riferirsi all’allattamento si parla del periodo in cui la donna, dopo il parto non ha ancora riprese le mestruazioni. Ma anche questo è vero solo in parte: è stato verificato statisticamente che quasi per la metà dei casi la donna non ancora mestruata rimane incinta ugualmente. Quanto ai rapporti con l’allattamento, la proporzione è ugualmente chiara: è vero che nei primi 3 mesi v’è solo una probabilità su quattro di rimanere incinta, ma nei mesi successivi tale probabilità cresce rapidamente, fino a diventare di due contro due, come s’è detto per l’assenza di mestrui. Gli apparenti successi di questo metodo son dovuti, spesso, al fatto che alcune donne hanno una naturale parentesi di sterilità dopo un parto, finché gli organi non si siano completamente rimessi in equilibrio. Per talune donne questo periodo sterile dura anche anni. Ma non si può certo prendere come regola su cui contare.
Lavanda vaginale
Sembra un mezzo sicuro. Si dice: che cosa può essere meglio del lavare il canale vaginale subito dopo l’eiaculazione maschile, con acqua pura, o meglio con una soluzione saponosa, o con aggiunta di acido acetico od altri prodotti analoghi, con che tutto lo sperma viene portato via, e se qualche minima porzione ne resta è uccisa?
Illusione. Gli spermatozoi trovano ricetto nelle innumeri pieghe della mucosa interna della vagina: non è affatto sicuro di raggiungerli tutti con una lavanda. Poi, gli spermatozoi camminano veloci: fanno circa 3 mm di strada ogni minuto verso la bocca dell’utero. Ciò significa che, per quanto presto si faccia la lavanda, qualcuno può sempre essere già arrivato entro l’utero. Infine alla bocca dell’utero si forma durante l’atto sessuale una secrezione consistente, che avviluppa gli spermatozoi giunti a tiro, e li difende contro l’azione della lavanda. La lavanda non dà affatto la garanzia di evitare la fecondazione. Inoltre, essa ha svantaggi propri notevoli, che non sono abbastanza considerati. Innanzi tutto, un grave svantaggio psicologico: la donna, giunta all’orgasmo sessuale, quando ha bisogno di distensione e di riposo, deve alzarsi e farsi la lavanda, che non è affatto piacevole. Poi, non è certamente benefico il lavaggio frequente della vagina, che difatti i medici raccomandano solo per determinati casi di malattia; esso ne disturba la secrezione normale e finisce sempre per diminuire la sensibilità vaginale, che è nella donna un elemento necessario dell’atto sessuale. Infine, quando la lavanda si fa aggiungendo all’acqua altri ingredienti, si rischiano sempre complicazioni, irritazioni, disturbi.
Mezzi meccanici
Son tutti della specie del tappo: con essi la donna cerca di chiudere la bocca dell’utero, per impedire che vi entrino gli spermatozoi. Se ne trovano di molti tipi: metallici, di gomma ed altro. Ma essi hanno tutti gravi difetti, e nessuno può dare la sicurezza totale contro la fecondazione non desiderata. Trattandosi di apparecchi che si mettono in posto e vi restano in genere dalla fine di una mestruazione all’inizio della successiva, essi danno frequentemente infiammazioni locali, che in vari casi son servite di base allo sviluppo di cancri uterini. Inoltre, generano spesso delle insofferenze nervose, date le delicate connessioni dell’utero. Né, come è ovvio, si può contare che essi occludano assolutamente la bocca dell’utero: basta si spostino appena in una delle contrazioni dell’orgasmo sessuale, perché una minima quantità di sperma si insinui oltre la bocca dell’utero, ed allora tutto l’effetto è perduto. Anche questo metodo quindi risulta non raccomandabile.
Ritirarsi in tempo
Questa è una pratica affidata all’uomo, che deve mantenere un sufficiente controllo durante l’atto sessuale per ritirare il suo organo dalla vagina della compagna un attimo prima che abbia luogo l’eiaculazione del seme. La faccenda, a dirla così, sembra facile e sicura.
Inconvenienti:
-spermatozoi possono uscire dal pene con la secrezione che fuoriesce prima dell’eiaculazione e basta un minimo perché si abbia la fecondazione;
-quando dopo la prima eiaculazione si ha un secondo atto sessuale, si può involontariamente far penetrare nella vagina qualche poco di seme rimasto nel canale uretrale maschile, ed anche così giungere alla fecondazione;
-è una pratica che toglie praticamente alla donna, la quale di solito arriva all’orgasmo con un poco di ritardo sull’uomo, il compimento pieno dell’atto sessuale. Essa rimane eccitata ed insoddisfatta, che è poco giovevole alla sua salute nervosa ed alla piena unità della coppia.
Aggiungasi che alcuni dottori credono che alla donna giovi effettivamente l’assorbimento del liquido seminale maschile attraverso la mucosa vaginale, il che con questa pratica diventa escluso. Nell’insieme, è accertato che il ripetersi di essa finisce col causare alla donna insonnia, dolori alla schiena, dolori di capo, ed anche disturbi diretti degli organi sessuali – ed in special modo congestioni uterine.
Anche per l’uomo la pratica risulta dannosa a lungo andare. Il fatto di dover rimanere attento e teso durante l’atto sessuale, mentre gran parte del suo beneficio nervoso è proprio nell’offrire una specie di “uscita da se stessi”, quasi attimi di sospensione della coscienza, causa neurosi diverse. Vi sono effetti fisici direttamente sull’organo maschile, a cui viene a mancare il supporto della vagina nel momento dell’eiaculazione. Nell’insieme, anche questa pratica conduce a disunire psicologicamente. L’efficacia media del metodo è tutt’altro che grande. Ricerche statistiche in cliniche ginecologiche hanno mostrato che tre su cinque delle donne che accettavano questo sistema non avevano potuto evitare la gravidanza. Nel complesso, quindi, il metodo è da sconsigliare.
Continenza maschile
È un altro metodo che dipende soprattutto dall’uomo. L’atto sessuale viene prolungato a lungo, la donna può avere uno o più orgasmi, ma l’uomo fa in modo di non arrivare mai all’eiaculazione, con interruzioni frequenti e riprese successive dei movimenti suoi propri, in modo che l’erezione si attenui e poi riprenda. Questo metodo richiede da parte dell’uomo un tremendo potere di controllo: e riunisce – per lui – tutti gli svantaggi del ritirarsi a tempo, sommandoli con altri, ovvi. Per la donna invece assicura la piena soddisfazione. Ma esso è molto discusso dai medici, e per quanto indubbiamente possa essere utile non pare che si possa attendere da molte coppie che esse riescano ad applicarlo. Quindi non può considerarsi un metodo raccomandabile in senso generale.
Posizioni speciali
Alcuni ritengono che assumendo nell’atto sessuale delle posizioni speciali si possa evitare che la punta del pene si trovi prossima alla bocca dell’utero nel momento dell’eiaculazione, e che questo basti ad assicurare la non fecondazione. Un poco di verità c’è in questa idea, nel senso che così si rende più lungo il cammino che gli spermatozoi debbono percorrere per trovare l’ovulo. Ma è illusorio sperare da queste pratiche la sicurezza del risultato: non sarà mai ripetuto abbastanza che basta che un solo spermatozoo giunga all’utero nel tempo in cui rimane vitale (due giorni, come minimo!), con tutta la sua capacità di movimento. Non è quindi un metodo sicuro, per quanto generalmente innocuo.
Astinenza
È ciò che raccomandano i preti cattolici. Dicono: l’uomo e la donna debbono arrivare all’atto sessuale soltanto quando vogliono fare un figlio. Cioè, quando ritengono di non poter consentirsi un figlio debbono astenersi da ogni rapporto sessuale. Un uomo ed una donna che intendano vivere insieme, con tutti gli intimi contatti quotidiani della vita comune, e che si proibiscano l’atto sessuale, si mettono in una condizione così innaturale che non può genere nulla di buono. Ed infatti ne derivano conseguenze dannose molteplici. Tra l’uomo e la donna si crea lentamente un’atmosfera di tensione psicologica insostenibile. Nella donna si produce insonnia, isterismo, disturbi digestivi, ed anche mali seri propri della sfera sessuale. Nell’uomo, oltre gli stessi disturbi, si verifica anche a lungo andare una diminuzione di vitalità nello sperma prodotto, quel primo segno di debolezza sessuale che è l’eiaculazione precoce, ed in molti casi di astinenza prolungata anche uno stato assai prossimo all’impotenza. Tutto ciò supponendo che tanto l’uomo quanto la donna siano moralmente sani, e quindi non si lascino tentare da possibilità di compiere l’atto sessuale fuori dalla famiglia. Il che, invece, accade assai di frequente nella pratica, e conduce – partendo da un supposto fine di bene morale – alla degradazione delle unioni in cui col mancare dell’intimità libera del sesso è venuto a morire anche l’amore.
Non è necessario ripetere qui quanto abbiamo già detto con le parole di Havelock Ellis: v’è nell’atto sessuale un fine proprio, di bellezza, di fusione di spirito, raggiunta attraverso la fusione dei corpi, che l’astinenza nega. Questo metodo, quindi, a parte che è assai difficile e di dubbia applicazione, è anch’esso da sconsigliare
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Con ciò abbiamo passato in rassegna i principali metodi che sono o inefficaci o dannosi. Vedremo ora alcuni metodi parzialmente efficaci che, senza avere una validità generale, possono in molti casi essere utilmente adottati.
Nota
1Per una critica su Sanger vedere la Seconda e Terza Parte di “Razzismo, controllo delle nascite e diritti riproduttivi”