Nessuno, compresi i nostri leader, ascolta gli appelli di Gaza

 

Articolo per conoscenza riguardante i fatti avvenuti e che avvengono tuttora in Palestina; traduzione dall’originale “No one is listening to Gaza’s pleas — including our leaders

Israele ha portato un violento terremoto sui civili di Gaza. Ma abbiamo anche bisogno di una leadership palestinese che protegga le nostre vite. Quanto segue è stato scritto da un giornalista palestinese residente a Gaza, conosciuto da “+972 Magazine”. Per motivi di sicurezza, ha chiesto l’anonimato per sé e per chi ha intervistato.

La guerra è ancora in corso ed è contro di noi, i civili di Gaza, dopo più di 100 giorni. Stiamo ancora soffrendo e siamo afflitti dall’amara realtà delle nostre vite…che non sono affatto vite. Si parla poco di una fine della guerra. [E sono poche] le voci che potrebbero consolare i nostri cuori esausti. Un cessate il fuoco sembra un sogno impossibile che non si realizzerà mai.

Nessuno si aspettava che la guerra continuasse così a lungo. Nessuno si aspettava l’entità della distruzione e delle morti che abbiamo raggiunto. Tutti noi chiediamo, preghiamo, urliamo: Finirà mai?

Ieri (24 Gennaio, ndt), ho chiamato uno dei miei amici per verificare come stavano lui e la sua famiglia. Abbiamo riso e scherzato, maledicendo la guerra che ha diviso, distrutto e cancellato i nostri sogni. Quando gli ho chiesto di suo padre, è rimasto in silenzio per qualche secondo prima di rispondere: “Mio padre è stato martirizzato, insieme a mio fratello Malik.

Desideravo non avergli chiesto di suo padre e continuare, invece, a maledire la guerra insieme a lui. Desideravo che la connessione mobile non si fosse interrotta al nono tentativo. Alla fine della telefonata, mi ha chiesto: “È possibile che Hamas e Israele si accordino per un cessate il fuoco? Oh Dio, spero che la guerra finisca”.

Noi a Gaza stiamo letteralmente morendo ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. Le nostre vite sono state stravolte dal quel 7 Ottobre; e ora ruotano solo intorno ai nostri bisogni più elementari. Dove possiamo trovare l’acqua? Arrivano gli aiuti? Dove andiamo a raccoglierli? Oggi prendiamo la farina in via Salah al-Din o in via Al-Rashid? I carri armati si sono ritirati da questa zona o sono ancora lì? Posso andare a casa mia per controllarla? È sicuro raccogliere i vestiti dei miei figli dalle loro stanze?

La paura che mi domina adesso è la paura di normalizzarmi a questa realtà. Questa paura aumenta [anche] col continuo e vergognoso silenzio dei governi stranieri di fronte alle nostre sofferenze. Ma non solo loro: l’assenza del governo palestinese – o forse di due governi diversi – e dei partiti palestinesi è assordante.

Non so più, o forse non posso sapere, chi è responsabile della nostra sofferenza. Sicuramente la causa principale è il governo israeliano. Ma cominciamo a chiederci: il mondo si è accordato con Israele per eliminarci? Hamas sta collaborando con Israele? Dov’è l’Autorità palestinese? Perché Israele e Hamas non hanno ancora raggiunto alcun tipo di soluzione? Le mediazioni americane, qatariote ed egiziane non sono sufficienti?

Il governo di Hamas o l’Autorità Palestinese hanno risposte alle nostre domande quotidiane? Sanno come soddisfare i nostri bisogni primari? La nostra dignità e le nostre vite vengono violate quotidianamente e nessuno ci fornisce aiuto: lo sanno, ma non gli interessa?

Quello che Israele ha fatto a Gaza è un violento terremoto. Un terremoto che sta deliberatamente distruggendo le nostre case e i nostri quartieri. Ma i cittadini di Gaza chiedono un governo che almeno rimanga in contatto con il suo popolo, un governo che negozi con Israele per proteggere noi, non solo loro stessi.

Vogliamo un governo che fermi lo spargimento di sangue”

Certamente Israele è un Paese che non sa nulla di accordi internazionali, diritti umani o qualsiasi altra cosa umanitaria”, mi dice Muhammad Hani (pseudonimo), residente a Gaza. “O meglio, Israele sa tutto ma ignora tutto, e si rifiuta di rispettare od obbedire alle convenzioni internazionali. La domanda è: dov’è il governo di Gaza? Qual è il ruolo del nostro governo nella difesa del fronte interno? Noi, i civili, siamo in guerra contro tutta la forza, l’equipaggiamento e la criminalità dell’esercito israeliano”, continua Hani.

Ma dov’è Hamas quando si tratta di proteggere e preservare gli interessi del [proprio] popolo? Vogliamo almeno un governo che ci dica dove staziona l’esercito israeliano – al posto di farci disperdere e non sapere nulla. Vogliamo un governo che fermi lo spargimento di sangue a Gaza, che almeno chiarisca e ci mostri [lo stato di cose] e se ci sono o meno negoziati”.

Mi sembra che la guerra sia tra [il capo di Hamas Yahya] Sinwar e [il primo ministro israeliano Benjamin] Netanyahu: entrambi vogliono dimostrare la loro forza a spese dei civili”, dice Abu Issam (pseudonimo), un altro residente di Gaza. “Hamas non si preoccupa delle vittime tra la sua gente a Gaza, e Netanyahu non si preoccupa degli ostaggi o delle famiglie degli ostaggi. Seguiamo quotidianamente ciò che accade in Israele; forse la crisi interna in Israele farà pressioni sul governo per fermare la guerra. Desidero che noi usciamo fuori e marciamo a Gaza per fermare la guerra”, continua Abu Ismail. “Ma per quanto mi riguarda, ne ho abbastanza. Ho perso tutto, la mia casa e tutte le mie proprietà. Se vivrò fino alla fine della guerra, mi metterò in viaggio e lascerò il Paese ad Hamas, che ama ciò che il suo popolo non ama”.

Sono ancora confuso su cosa scrivere e su come esprimere i miei sentimenti e le mie opinioni. Dobbiamo incolpare solo Hamas o anche Israele, o sono entrambi colpevoli? L’attacco di Hamas del 7 Ottobre non giustifica in alcun modo le azioni di Israele a Gaza; ma ora siamo tutti morti a Gaza. Siamo tutti numeri che possono essere conteggiati nel bilancio delle vittime.

Pochi giorni fa, il giornalista palestinese più influente in questa guerra, Motaz Azaizeh, 24 anni, ha deciso di lasciare Gaza. Non aveva scelta. È stata la decisione più naturale per una persona che ha assistito innumerevoli volte alla morte causata dai bombardamenti israeliani, è rimasta senza casa e sfollata per più di 100 giorni e la cui voce non è stata ascoltata da chi detiene il potere – nonostante avesse urlato al mondo.

Per tutto questo tempo abbiamo implorato la fine della guerra, ma nessuno ci ha ascoltato. Ho scritto decine di articoli e rilasciato molte interviste durante questa guerra, ma sento che anch’io sono arrivato alla fine.