La iena maculata nella cultura popolare e le implicazioni bio-politiche per la strategia di conservazione – Prima Parte

Traduzione dall’originale “The spotted hyena in popular culture and the biopolitical implications for conservation strategy

L’articolo è stato pubblicato nella rivista semestrale “Animal Studies Journal”, Vol. 11, n. 1, 2022, pagg. 173-199.
Annika Hugosson è una docente di antropologia presso il Dipartimento di Antropologia dell’University of North Carolina di Chapel Hill.

 

Introduzione

È probabile che in nessun’altra parte della cultura occidentale la iena maculata (Crocuta crocuta)1 sia stata rappresentata in modo così memorabile come accaduto nel film Disney “Il Re Leone.” Il film d’animazione, presentato per la prima volta nel 1994, ha fatto conoscere a milioni di persone il trio schiamazzante composto da Shenzi, Banzai e Ed. Mentre la iena malvagia, ridente, ingannatrice ed immorale era originaria della letteratura antica, Disney ha modernizzato questa rappresentazione e l’ha portata ad un pubblico enorme e globale. La “iena cattiva” non era mai stata resa così accessibile al grande pubblico – bambini compresi. In risposta alla rappresentazione della Disney, lo studioso delle iene, Stephen Glickman, aveva pubblicato “The Spotted Hyena from Aristotle to The Lion King: Reputation is Everything”, dove denunciava il “grave errore di giustizia biologico” che “può essere ricondotto alla cattiva reputazione pubblica della iena” (p. 503). Nel 1998, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha distribuito un robusto studio di 164 pagine sullo stato delle iene e un piano d’azione per la conservazione; [lo studio,] compilato da Mills e Hofer, affermava fin dal suo primo paragrafo:

Probabilmente la sfida più importante per noi, impegnati nella conservazione di questo gruppo di animali, è superare i fortissimi sentimenti negativi che molte persone nutrono nei confronti delle iene. Finché non saranno viste in una luce più positiva, sarà difficile attuare degli efficaci piani di gestione per le iene.” (p. VI)

Un intero capitolo del piano strategico di conservazione dell’IUCN – che cita l’articolo di Glickman sulla reputazione della iena -, è dedicato agli “Atteggiamenti culturali e pubblici: migliorare il rapporto tra gli esseri umani e le iene.”

Per centinaia di milioni di spettatori (adulti e bambini) de “Il Re Leone”, questo film è stato probabilmente il loro primo incontro con una iena, anche se in versione fittizia e cartoonesca. Oltre a vedere le iene in cattività negli zoo o le iene libere nei documentari (dove, in entrambi i casi, sono gli esseri umani a controllare la narrazione), la maggior parte degli occidentali non incontrerà mai una vera iena. Ciò significa che la rappresentazione delle iene da parte dei media ha un impatto incisivo. Secondo Bombieri et al., “la maggior parte delle persone può vivere tutta la vita senza vedere un predatore al di fuori di uno zoo o di un acquario; quindi si affida ai media per formare la propria opinione su di loro.” (p. 582)

Brottman scrive: “pochissime di quelle persone che pretendono di disprezzare le iene, sicuramente possono aver vissuto un incontro traumatico con una di esse, anche in uno zoo” (p. 118).

Discutendo sulle rappresentazioni degli animali non-umani nei film, Ford e Hammerton notano l’importanza dei film e dei media nel comunicare le opinioni, dichiarando che questa sia un’area di interesse critico – in quanto i media hanno un potenziale [non indifferente] nel plasmare il dibattito pubblico, gli atteggiamenti e le politiche di conservazione.

Negli zoo si lavora ancora oggi per sfatare i miti perpetuati da “Il Re Leone” e altre opere [similari]. Ad esempio, lo zoo di San Diego scrive sulla sua pagina web dedicata alla iena maculata: “Pensate di sapere tutto sulle iene maculate, quelle conosciute come “ridenti”? Sono presenti in molti cartoni animati e film, e di solito nel ruolo di cattive ridacchianti. Ma è una descrizione corretta?” (“Iena maculata” par. 1).

Attualmente, lo stato di conservazione della iena maculata è “meno preoccupante” secondo l’autorità della IUCN – anche se le popolazioni stanno diminuendo in tutta l’Africa. Secondo i dati più recenti e disponibili, le popolazioni di iene maculate più stabili si trovano nelle aree protette dell’Africa meridionale e orientale. Nell’Africa orientale, centrale e occidentale, le popolazioni sono in calo, soprattutto a causa della perdita dell’habitat, degli avvelenamenti, della caccia e degli abbattimenti (Höner e Bohm). La iena maculata non è minacciata da un’estinzione imminente. Tuttavia, sono una specie-chiave di volta per molti ecosistemi – una specie che “esercita un grande effetto sul suo ecosistema, sproporzionato rispetto alla sua abbondanza… senza questa specie, l’ambiente potrebbe degradarsi, cambiare drasticamente o addirittura collassare” (Ronis).

Questo è l’argomento ecologico su cui si fonda la conservazione delle iene. Una prospettiva di studi critici sugli animali non umani sostiene che quest’ultimi meritano considerazione morale e protezione – indipendentemente dall’importanza relativa percepita verso altri animali, compresi gli esseri umani.

Promuovendo un “equilibrio pragmatico” tra i tradizionali obiettivi di conservazione e le preoccupazioni per il benessere degli animali, Sekar e Shiller sostengono che “la scienza della conservazione dovrebbe regolare le sue priorità in risposta alle prove schiaccianti che gli animali pensano e sentono.” (p. 630)

Citando gli sviluppi avviati nel raggiungere questo equilibrio, come il movimento per la conservazione compassionevole, gli autori riconoscono che questi processi richiederanno tempo.

I dibattiti sulla scienza e sulle etiche della conservazione sono numerosi e riguardano la priorità del benessere individuale rispetto a quello collettivo e i valori eco-centrici rispetto a quelli bio-centrici (Srinivasan). Pertanto, le tensioni tra i valori antropocentrici e i valori intrinsechi della natura non umana persistono nei discorsi e nelle pratiche di conservazione (Srinivasan).

Hare et al. scrivono che le persone attribuiscono un valore alle specie e giustificano moralmente la loro conservazione con la designazione di specie-chiave e l’attribuzione di un certo status culturale.

Sebbene alcuni possano sperare di vedere un’evoluzione delle etiche della conservazione che valorizzi intrinsecamente la natura non umana, modificare la narrazione della iena come ecologicamente sconsiderata è un primo passo produttivo per giustificare la sua protezione – basandoci, quindi, su quel che sappiamo della psicologia della conservazione (Hare et al.). Ribaltare la rivalità tra leone e iena può essere d’aiuto in questa ri-narrazione – in quanto viene data un’attribuzione carismatica sbilanciata ai due animali non umani.

Considerando le radicate preoccupazioni morali degli esseri umani nei confronti delle altre specie, in che modo si può giustificare la iena – considerata a lungo “immorale” -, come “conservabile” nell’ambito della moralità umana? La lotta contro le rappresentazioni negative viene resa più difficile da alcuni aspetti della presunta e contraddittoria malvagità delle iene: queste sono talvolta mostrate come vili e timidi spazzini, ma anche come tenaci e temibili predatori militarizzati. Fino a quando le iene non saranno viste in modo più positivo, continuerà la loro sofferenza per mano dell’uomo. Visto il potere influente dei media sulle iene, dobbiamo riflettere su come le rappresentazioni e le percezioni umane verso questi animali non umani impattino nel loro mondo.

Anche se gli effetti sulle vite individuali degli animali non sono misurabili, le narrazioni demonizzanti contro questi hanno conseguenze sul carattere morale o intellettuale degli spettatori umani – influenzandone così i valori e ponendo le basi per giustificare le uccisioni di alcune categorie di animali (vedi Haraway, “When Species Meet”. University of Minnesota Press, 2008). Nel discutere della conservazione dei carnivori, come osservatrice esterna non intendo sminuire la realtà degli esseri umani che vivono tra le iene e che possono vedere la propria vita o i propri mezzi di sostentamento minacciati da questi abili predatori. Questo articolo deriva da un lavoro più ampio che tiene conto delle prospettive locali ed è fatto attraverso l’analisi dei media locali, dei social media e delle mitologie locali sulle iene – una discussione approfondita sugli studi dei casi locali esula dallo scopo di questo articolo.2 Gli spazi delle iene maculate in Africa sono molto vasti; questo significa che sono in contatto con diversi gruppi umani. Le popolazioni pastorali si rapportano con le iene in modo diverso rispetto alle popolazioni urbane. Sia ad Harar, in Etiopia, che nei pressi di Abuja, in Nigeria, le iene “addomesticate” sono attrazioni turistiche – anche se va detto che le due situazioni sono diverse: le iene etiopi sono libere di vagare, mentre quelle nigeriane vengono catturate e successivamente incatenate e munite di museruola (Baynes-Rock, “Among the Bone Eaters”; Sterne).

Anche la religione influisce su questa narrazione delle iene e degli altri animali – specie in un continente vasto e con diversità religiose regionali. Ad esempio, uno studio sulla percezione della fauna selvatica in Guinea-Bissau ha rilevato che la religione ha influenzato l’antropocentrismo e il modo di valutare le specie (Costa et al.), mentre in Malawi le iene maculate sono strettamente associate alle streghe (Morris). Questi esempi non rappresentano in alcun modo una sintesi esaustiva dei fattori che influenzano le relazioni uomo-iena in Africa; piuttosto dimostrano la diversità e il dinamismo di questi rapporti complessi. La riduzione del conflitto uomo-carnivoro serve per migliorare i risultati della conservazione ed è più efficace quando c’è collaborazione con le comunità locali. L’accettazione delle strategie è influenzata non solo dalla predazione del bestiame, ma anche da fattori culturali ed emotivi (Dheer et al.). Data la complessa sovrapposizione dei fattori religiosi, culturali, economici ed emotivi, suggerire delle strategie di conservazione e coesistenza senza riconoscere i membri umani di un determinato ecosistema è, nelle migliori delle ipotesi, imprudente e, nel peggiore dei casi, perpetua il carattere coloniale che oscura i molti sforzi di preservazione [degli animali non umani] in tutta l’Africa (Garland) (per ulteriori informazioni sulle sfide e convivenze con le iene, compresi gli attacchi agli esseri umani e al bestiame, si veda Somerville, “Humans and Hyenas: Monster or Misunderstood,” 2021). Questo saggio cerca di raccogliere un’istantanea della realtà delle iene rispetto alle percezioni, riflettendo criticamente sul “reale” rispetto alla rappresentazione [narrativa e mediatica] e problematizzando la rappresentazione della iena all’interno di una “tassonomia popolare” dell’immaginazione umana – creata in gran parte da e per persone che non vivono realmente tra le iene. A seconda della nostra percezione mentale sugli animali non umani, assegniamo a costoro un valore simbolico. E questo influenza il [nostro] modo di vedere, interagire e prendere decisioni su questi esseri che attualmente vivono tra di noi.

Continua…

Note

1Questo articolo si concentra sulla iena maculata, Crocuta crocuta, in quanto si è rilevato che questa specie di iena è sovra-rappresentata rispetto alle altre specie di iene. Tuttavia, lo stigma verso le iene riguarda anche la iena maculata; anche se le caratteristiche popolari delle rappresentazioni delle iene si basano sulla iena maculata (la “risata”, i genitali esterni, ecc.), questi tratti vengono falsamente generalizzati ad altre specie di iene. Così, tutte le iene, non solo quelle maculate, vengono diffamate collettivamente.

2La mia tesi di master, non pubblicata, discute in modo approfondito dei casi di studio locali; alcune di queste analisi appaiono nel mio capitolo “Gender and Sexuality” ed inserito in (a cura di) Amber E. George, “Critical Animal Studies” (2021)