Razzismo, controllo delle nascite e diritti riproduttivi – Quarta Parte

Terza Parte

Le politiche demografiche del governo degli Stati Uniti hanno un innegabile aspetto razzista. Le donne native americane, chicane, portoricane e Nere continuano a essere sterilizzate in numero spropositato. Secondo uno studio sulla fertilità nazionale condotto nel 1970 dall’ufficio per il controllo demografico dell’Università di Princeton, il venti per cento di tutte le donne Nere sposate è stato sterilizzato.1 Circa la stessa percentuale risulta tra le donne chicane.2 Inoltre il quarantatré per cento delle donne sterilizzate grazie ai programmi federali erano Nere.3

Il numero impressionante di portoricane sterilizzate riflette, a partire dal 1939, una specifica volontà politica del governo. Quell’anno il comitato interdipartimentale su Porto Rico del presidente Roosevelt dichiarò che i problemi economici dell’isola erano da ricondurre alla sovrappopolazione.4 Questo comitato propose di intervenire per portare il tasso di natalità al livello della mortalità.5 Poco dopo nell’isola fu intrapresa una campagna sperimentale di sterilizzazione. Nonostante la chiesa cattolica si fosse inizialmente opposta a questa sperimentazione, imponendo la chiusura del programma nel 1946, il progetto fu replicato nei primi anni Cinquanta attraverso programmi di insegnamento e pratiche di controllo demografico.6 In questo periodo furono aperte più di centocinquanta cliniche per il controllo delle nascite determinando un calo del venti per cento della crescita demografica a partire dalla metà degli anni Sessanta.7Con l’inizio degli anni Settanta più del trentacinque per cento delle portoricane in età da gestazione era stato sterilizzato chirurgicamente.8

Bonnie Mass criticò severamente le politiche del governo statunitense. Affermava che
[…] sulla base di proiezioni matematiche se l’attuale frequenza di diciannovemila sterilizzazioni al mese rimanesse inalterata, la popolazione operaia e agricola dell’isola potrebbe estinguersi nel giro dei prossimi dieci o vent’anni […]. Per la prima volta nella storia l’applicazione sistematica del controllo demografico avrà permesso di eliminare un’intera generazione.9

Durante gli anni Settanta iniziarono a emergere gli effetti devastanti dell’esperimento di Porto Rico. La presenza sull’isola di imprese del settore metallurgico e farmaceutico altamente automatizzate aveva esasperato il problema della disoccupazione. La prospettiva di un esercito di disoccupati ancora più numeroso fu uno dei principali incentivi al programma di sterilizzazione di massa. Negli Stati Uniti oggi un numero altissimo di persone di colore – e soprattutto di giovani oppressi dal razzismo – è diventato una riserva di lavoratori disoccupati. Nel caso di Porto Rico non sorprende che il numero delle sterilizzazioni sia aumentato di pari passo ai livelli di disoccupazione. E visto che sempre più persone bianche subiscono le conseguenze disastrose della disoccupazione, le donne bianche possono aspettarsi di diventare i prossimi bersagli della propaganda ufficiale per la sterilizzazione.
La diffusione della sterilizzazione di massa alla fine degli anni Settanta è stata probabilmente più elevata che in passato. Benché nel 1974 il dipartimento della salute abbia emesso delle linee guida volte a prevenire le sterilizzazioni involontarie, la situazione è comunque precipitata. L’indagine condotta nel 1975 dall’American Civil Liberties Union nel quadro del Reproductive Freedom Project negli ospedali universitari, fece emergere che il quaranta per cento degli ospedali ignorava la nuova normativa.10Solo il trenta per cento degli ospedali esaminati dalla American Civil Liberties Union stava cercando di conformarsi alle linee guida.11

L’emendamento Hyde del 1977 ha fornito un’ulteriore incentivo alla sterilizzazione forzata. A seguito di questa legge approvata dal congresso, infatti, i fondi federali per le interruzioni di gravidanza sono stati eliminati tranne che per i casi di stupro, rischio di morte o malattia grave. Secondo Sandra Salazar del dipartimento della salute pubblica della California la prima vittima dell’emendamento Hyde è stata una donna chicana di ventisette anni del Texas: in seguito al taglio dei finanziamenti per le interruzioni di gravidanza è morta durante un aborto clandestino in Messico. Ci sono state molte altre vittime: le donne per le quali la sterilizzazione è rimasta l’unica alternativa all’aborto, ormai fuori dalle loro possibilità economiche. Le sterilizzazioni continuano a essere invece finanziate e gratuite, su richiesta, per le donne povere.
Durante l’ultimo decennio la lotta contro la sterilizzazione forzata è stata portata avanti innanzitutto dalle donne portoricane, Nere, chicane e native americane. Il movimento delle donne non ha ancora abbracciato la loro causa. Nelle organizzazioni che rappresentavano gli interessi della classe media è emersa una certa riluttanza a sostenere le rivendicazioni della campagna contro la sterilizzazione forzata perché a queste donne è stato spesso negato il diritto di essere sterilizzate quando loro stesse desideravano compiere questo passo. Se le donne di colore sono sollecitate, ad ogni occasione, a divenire sterili, le donne bianche benestanti sono invece sollecitate, da quelle stesse forze, a riprodursi. È per questo che il “periodo di riflessione” e altri dettagli della domanda per il “consenso informato” alla sterilizzazione sono stati denunciati come ulteriori inconvenienti per le donne di quel ceto sociale. Ma al di là degli inconvenienti per le donne bianche di classe media, in gioco c’è la negazione di un diritto riproduttivo fondamentale per tutte le donne povere e razzialmente oppresse. La sterilizzazione forzata deve finire.

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Note

1Citato in un pamphlet pubblicato dal Committee to End Sterilization Abuse, Box A244, Cooper Station, New York 10003.

2Ivi

3Ivi

4Gordin, op. cit., p. 338.

5Ivi

6Mass, op. cit., p. 92.

7Ibid., p. 91.

8Gordon, op. cit., p. 401. Vedi anche il pamphlet pubblicato dal Committee to End Sterilization Abuse.

9Mass, op. cit., p. 108.

10Rahemah Aman, “Forced Sterilization”, in Union Wage, 4 marzo 1978.

11Ivi