Disertori di tutti i paesi, unitevi!

Traduzione dell’articolo “Ухылянты” всех стран, соединяйтесь!

Alla vigilia della prossima “Giornata internazionale dell’obiezione di coscienza al servizio militare” (15 Maggio), lu anarchicu ucrainu del gruppo “Assembly” di Kharkiv e altru compagnu ci hanno inviato una selezione di materiali su come la popolazione ucraina reagisca alla nuova legge sulla mobilitazione – recentemente adottata dal Parlamento ucraino.

A giudicare da questi resoconti, l’indignazione contro la mobilitazione sta crescendo e le persone “votano sempre più con i piedi”1. Gli uomini stanno cercando di lasciare l’Ucraina con ogni mezzo possibile.

Borys Laboyko di Berehove è riuscito a rifugiarsi in Ungheria dopo essere sfuggito dalle guardie di frontiera ucraine. Al momento di passare il confine ucraino-ungherese (precisamente al checkpoint di Astei), l’uomo era stato portato nell’edificio amministrativo del checkpoint per un controllo dei suoi documenti. [Dapprima era riuscito a divincolarsi e] a fuggire; ma durante il tragitto, le guardie di frontiera lo hanno raggiunto e gettato a terra. Lui, però, si è liberato di nuovo ed è riuscito ad attraversare il lato ungherese del checkpoint – dove le guardie di frontiera ucraine non sono autorizzate a entrare.

Questo non è l’unico caso. Ad esempio, è stato diffuso online il video di un uomo che fugge attraverso il confine con la Moldavia. In precedenza, sulla strada che porta al villaggio di Mayaky, nel distretto di Odessa e vicino al confine con la Moldavia, alcuni ucraini avevano abbandonato i loro veicoli personali sul ciglio della strada e attraversato il confine.

A volte si sono verificati incidenti più gravi. Nella città di Vynohradiv, nella regione della Transcarpazia, il 3 Maggio scorso un gruppo di residenti del villaggio di Onok (ricadente nel distretto di Beregovsky), ha bloccato l’uscita del TCK locale. Hanno spiegato che gli ufficiali militari volevano mobilitare due loro compaesani. In segno di protesta, hanno portato dei pneumatici e auto danneggiate davanti l’edificio del TCK. Durante la rissa si sono sentiti degli spari. Lu manifestanti rischiano fino a 7 anni di carcere.2

A Zaporizhzhia, lu residenti sono andatu verso l’edificio del TCK locale, chiedendo il rilascio di Yevgeny Butenko. Secondo lu attivistu, il 3 Maggio Butenko era stato arrestato a casa sua dagli agenti della polizia perché “ricercato”. Tuttavia, secondo lu manifestanti, la polizia non aveva mostrato alcun documento al detenuto e non gli avevano permesso di chiamare un avvocato. La moglie di Butenko, che al momento della manifestazione era a casa con il figlio piccolo, aveva raccontato l’accaduto allu attivistu. Uno dei video mostra una conversazione tra lu residenti e la moglie dell’uomo. La polizia, comunque, ha circondato l’edificio del TCK per impedire alle persone di entrare. Alla fine, la polizia e i dipendenti della TCK hanno detto che “non avevano” Yevgeny Butenko. In seguito, l’uomo si è messo in contatto, ma non è stato possibile stabilire dove si trovava.

Spesso chi è costretto a rimanere nel Paese preferisce spostarsi nella “zona grigia” sociale, evitando così i contatti con lo Stato e l’arruolamento. Il fenomeno dell’ “uchylianstva” (evasione) sta diventando una vera e propria tendenza sociale. Sui social network circolano video popolarissimi dove le persone residenti in Ucraina raccontano come si siano sottratte al servizio militare. Camicie e magliette con la scritta “evasore” sono molto popolari.

Si stima che 650.000 uomini in età da combattimento siano fuggiti dal Paese, la maggior parte dei quali ha attraversato il confine di nascosto”, scrive Politico. “Due anni fa, i treni diretti fuori dall’Ucraina trasportavano quasi esclusivamente donne, bambini e anziani in cerca di rifugio. Questa settimana, un terzo dei passeggeri del treno che trasportava questo corrispondente fuori dal Paese erano uomini in età da combattimento.”

L’ “evasione”sta seriamente allarmando anche gli ambienti dell’esercito.

Ti sarai seduto tranquillamente per un po’ e tutto andrà bene senza di te. Questo è stato, probabilmente, il primo passo per l’avvio e il consolidamento della renitenza alla leva, oltre al sostegno reciproco fra [i disertori]. Questa sembra essere la loro scelta, la scelta sulla loro libertà”, ha ammesso di recente la televisione militare ucraina “Army TV”.

Il gruppo anarchico “Assembly” di Kharkiv ha pubblicato sul suo sito web un’intervista ad un rappresentante del canale Telegram “Fuga” sull’auto-organizzazione e sul libero aiuto reciproco riguardante la fuga di quelle persone che vengono prese per strada e mandate a morire per gli interessi dello Stato e del capitale.

 

Note del Blog

2Come riportato da alcune testate giornalistiche ucraine (1 e 2), le persone che si sono opposte al TCK sono di etnia romanì. Da due anni questa popolazione in Ucraina viene additata come nemica e criminale. Per una panoramica, seppur vecchia di due anni, si cita una parte dell’articolo “Tra saccheggiatori e disertori: il volto feroce dello Stato democratico ucraino” riguardante la ziganofobia presente in Ucraina: “Un’altra ipotesi, ben più inquietante, che è circolata sui social network, specialmente nelle sezioni commenti su Instagram e Facebook, è come in realtà le foto ritraggono, almeno in parte, persone appartenenti alla popolazione romaní in Ucraina, prese di mira da squadroni di estrema destra e forze dell’ordine. Bisogna innanzitutto ricordare che gli attacchi alla popolazione romaní non sono nuovi. Come ogni regime democratico che si rispetti, l’Ucraina di Zelensky ha adottato delle tendenze persecutorie verso la persona razzialmente diversa. Uno degli ultimi attacchi di cui si ha notizia risale al 17 ottobre 2021, quando un gruppo composto da una cinquantina di persone appartenenti alla formazione neonazista “C-14” è andato di casa in casa nella città di Irpin, vicino Kyiv, marcando le case dei residenti. Tutto questo è avvenuto con la silente complicità delle forze di polizia e delle autorità locali. Alle violenze per le strade vanno aggiunte anche quelle virtuali nei confronti di persone romaní – in particolare verso gli/le attivist* per i diritti della popolazione romaní. Il sito “European Roma Right Centre” (ERRC), nel novembre 2018 scriveva un articolo dal titolo significativo “Roma in Ucraina: 20 anni di terrore poliziesco”. Nell’articolo si fa menzione esplicita di pogrom, violenze fisiche e sessuali, torture fisiche e psicologiche,omicidi, tentativi di dare fuoco alle abitazioni, raid notturni dell’antisommossa negli insediamenti romaní, profilazione etnica, estorsione ed intimidazione. Il tutto portato avanti dalla polizia ucraina spesso in combutta con formazioni di estrema destra. Tutta questa serie di violenze, secondo ERRC, sarebbe avvenuta ininterrottamente a partire dalla seconda metà degli anni 90.L’articolo all’epoca uscì per festeggiare la vittoria, ottenuta in sede giudiziale presso la Corte Europea, su una denuncia effettuata da 16 persone romaní. Riguardo le immagini dei saccheggiatori, secondo il sito Romea.cz, queste sono state usate dai propagandisti russi allo scopo di trovare ulteriori giustificazioni per i loro attacchi. Il sito riporta come le persone ritratte siano effettivamente romanì; la Russia sta usando queste immagini per affermare che sono gruppi di neonazisti a portare avanti queste azioni punitive e quindi dare legittimità al proprio operato con la retorica della “denazificazione” . Secondo Julian Kondur, giovane attivista romaní intervistato dal sito in questione:“le persone nelle foto sono state prese a Kyiv per borseggio diverse volte. Sono state fatte loro delle foto – poi condivise in diversi gruppi che pubblicizzano casi del genere. A Lviv c’è un gruppo che si autodefinisce “The Hunters” (i cacciatori), che perseguita le persone romanì coinvolte in casi di borseggio in posti pubblici. La Russia sta sfruttando queste notizie per accusare l’Ucraina di essere gestita da neonazisti. Queste immagini sono state distribuite sul social media Telegram da un account gestito da agenti della Russia”Al di là della guerra di propaganda tra i due Stati, le immagini quindi sembrano essere vere e mostrano la brutalità a cui viene sottoposta la minoranza romanì all’interno della società ucraina. A ciò si deve aggiungere che la discriminazione nei confronti della popolazione romaní è endemica in tutta Europa, specialmente nei paesi dell’Est. Questo ha fatto sorgere nuovi timori verso i rifugiati romaní che hanno attraversato il confine con l’Ungheria. Le ultime cifre parlano di 100.000 rifugiati su un totale di circa 300-400 mila persone romaní residenti in Ucraina prima dell’inizio della guerra.”