L’insurrezione di Kronstadt: Uno sguardo dall’interno della rivolta. Nel centenario della ribellione – Ottava Parte

Settima Parte (II)

 

Tratto da Costa Sergio, Poiret Xavier, “Kronstadt 1921-1981”, pag. 90

 

14 Marzo
Il mattino del 14, con la protezione del buio, distaccamenti freschi di bolscevichi avanzarono in una tempesta di fuoco di artiglieria e di mitragliatrici, e furono costretti a ritirarsi, lasciando sul ghiaccio mucchi di cadaveri e di feriti. Tuttavia, questo l’ultimo attacco su piccola scala. Nelle 72 ore successive, sebbene le operazioni aeree e di artiglieria continuassero come prima, tutta l’attività terrestre venne sospesa: i comunisti preparavano uno sforzo decisivo per prendere d’assalto la cittadella ribelle.”
-Paul Avrich, “Kronstadt 1921…”, pag. 186-85

Oggi la situazione è tranquilla. Non si sono sentiti spari. Sembra che ci stiamo abituando a questo continuo cannoneggiamento, anche se ogni colpo significa l’uccisione e la mutilazione dei nostri fratelli. Dostoevskij aveva ragione: l’uomo [sic] è una canaglia – si abitua a tutto”.
-Alexander Berkman, annotazione sul diario del 14 Marzo 1921.

IZVESTIJA N. 12, LUNEDÌ, 14 MARZO 1921

Il triunvirato rivoluzionario dell’ospedale della marina porta a conoscenza di tutti i cittadini che il 14 Marzo alle ore 20, nella cappella dell’ospedale sarà celebrata una messa di requiem in memoria dei difensori caduti negli avamposti di Kronstadt.
F.to: Bodry, presidente del triunvirato rivoluzionario dell’ospedale della marina

Rapporto sulle operazioni
Dal 12 marzo ore 24 al 13 marzo ore 24.
Alle 3 del mattino un gruppo nemico ha tentato di attaccare dal lato sud. È stato respinto dal nostro fuoco. Dalle 3,30 in poi tutto è calmo. A mezzogiorno un aereo nemico ha lanciato bombe sulla città. Da mezzogiorno alle 9 di sera il nemico ha bombardato con intermittenza le nostre batterie. Il forte «Krasnoflotskii» ha sparato con obici di grosso calibro sulla città ma il fuoco delle nostre batterie l’ha ridotto al silenzio. Durante tutta la giornata aerei nemici hanno sorvolato la città sganciando bombe. Ma grazie all’energia e precisione delle nostre batterie antiaeree, non hanno causato danni rilevanti.
F.to: Petrichenco, presidente del C.R.P.
[Solovianov, capo della Difesa della Fortezza di Kronstadt]

Bisogna urlare con i lupi
Nel momento in cui i lavoratori lottavano per riconquistare i loro diritti, ci si poteva attendere che Lenin fosse meno ipocrita e che dicesse la verità. E questo perchè i lavoratori pensavano che Lenin fosse diverso da Trockij e Zinoviev. Avevano ancora fiducia in lui.
Ma…
L’otto marzo al X Congresso del P.C.R. (b.) Lenin ripeté le stesse menzogne degli altri bolscevichi su Kronstadt. Dichiarò che la parola d’ordine del movimento era « libertà di commercio ». Aggiunse, è vero, « che il movimento era per i soviet contro la dittatura bolscevica ». Però non omise di specificare: « i generali bianchi e gli elementi anarchici-piccolo-borghesi ». Così calunniando Lenin si diede la zappa sui piedi. Si lasciò sfuggire, senza dargli troppa importanza, che la base del movimento era la lotta per il potere dei soviet, contro la dittatura del Partito.
Nella confusione aggiunse: « è una controrivoluzione di nuovo genere. Ed è estremamente pericolosa, per insignificanti che possano apparire a prima vista le correzioni che si pensa di apportare alla nostra politica ».
C’è di che essere confusi. Il colpo inferto dalla rivolta di Kronstadt è duro. I capi del Partito sentono che la fine del loro autoritarismo è vicina.
Il turbamento di Lenin traspare da tutto il suo discorso su Kronstadt. La parola « pericolo » ricorre ad ogni istante. Per esempio dice continuamente: «Per porre riparo al pericolo piccolo-borghese molto dannoso per noi, ci occorre la maggior unità possibile perchè invece di unire il proletariato questo lo divide ».
Sì, il capo dei bolscevichi trema ed è obbligato ad appellarsi « alla maggior unità possibile ». E ciò perchè non è soltanto la dittatura dei bolscevichi ma il Partito stesso ad essere rimesso in causa.
In linea generale è possibile a Lenin dire la verità?
Non molto tempo fa, in una contraddittoria riunione bolscevica sui sindacati dichiarò: « Ne ho abbastanza di tutto ciò, se non fosse per colpa della mia malattia abbandonerei tutto e fuggirei chissà dove».
Ma i suoi complici non lo lasceranno fuggire. È in loro potere. Deve calunniare come loro. D’altro canto tutta la politica del Partito è intralciata dall’azione di Kronstadt che esige non la libertà di commercio, ma il vero potere dei soviet.

Vane speranze
La « Pravda » pubblica nel numero dell’undici marzo una lettera di Zinoviev ai compagni senza partito.
Questo rozzo individuo si lamenta perchè gli operai bolscevichi si fanno sempre più rari nelle fabbriche di Pietrogrado. E ne conclude che: «i bolscevichi devono ad ogni costo trascinare nel lavoro sovietico gli operai e le operaie onesti senza partito». Che il numero dei bolscevichi sia calato notevolmente nelle fabbriche non è sorprendente: tutti fuggono dal Partito dei traditori. È anche naturale che i cekisti cerchino con tutti i mezzi di addomesticare gli operai senza partito, trascinandoli a collaborare con essi.
« Cominciamo dunque — continua questo provocatore — a reclutare sistematicamente gli operai senza partito con ordine e metodo».
Ma quale operaio onesto vorrà aderire a questa banda di predoni, di cekisti e di commissari?
Gli operai comprendono molto bene che questi gendarmi nuovo stile faranno tutte le concessioni per spegnere le proteste delle masse lavoratrici e addormentarne la vigilanza, allo scopo, più tardi, di stringerle più forte nella morsa. Gli operai vedono in che modo sono trattati a Kronstadt i loro compagni senza partito.
« Ultimamente — piagnucola Zinoviev — abbiamo avuto un grosso malinteso con la Fabbrica del Baltico. Ma se questa fabbrica adotta, per prima, il piano esaminato e dà così esempio alle altre, molti errori le saranno perdonati».
Qui il provocatore si è tradito da sè.
Infatti, appena qualche giorno fa, i bolscevichi assicuravano, per radio, agli operai di Kronstadt, che tutto filava a meraviglia a Pietrogrado e che la Fabbrica del Baltico funzionava normalmente. Ed ecco che, bruscamente, compaiono « grossi malintesi » ed un invito a dare l’esempio « alle altre fabbriche ».
Dunque anche nelle altre fabbriche accade «qualcosa»?
Quand’è che Zinoviev ci inganna? Prima o adesso?
Pur di meritarsi la gratitudine degli operai della Baltica i bolscevichi promettono loro tutti i beni della terra:
«Metteremo gli operai senza partito nei posti attualmente più importanti: all’approvvigionamento, ai combustibili, al controllo delle istituzioni ».
« Daremo loro la possibilità di acquistare con l’oro, attraverso i loro rappresentanti, prodotti alimentari all’estero, per permettere agli operai di Pietrogrado di superare il difficile periodo».
« Da un punto di vista pratico intraprenderemo una lotta energica contro il burocratismo nelle nostre istituzioni ».
«Ci rimprovereremo a vicenda, ci criticheremo un poco, ma in quanto allo essenziale finiremo sempre per intenderci ».
Ecco come canta oggi Zinoviev. Sdolcinato, mielato, addormenta gli operai e distoglie la loro attenzione dai colpi di cannone sparati contro Kronstadt. Ma perchè i bolscevichi non hanno mai parlato fino ad oggi di queste cose?
Perchè non hanno mai agito in questo modo nel corso del loro! regno che dura ormai da quattro anni?
È molto semplice: non potevano farlo prima. E non potranno più farlo adesso. Noi conosciamo il valore delle loro promesse ed anche dei loro contratti, che non sono che dei pezzi di carta.
No, l’operaio non venderà la propria libertà nè il sangue dei suoi fratelli per tutto l’oro del mondo.
Che Zinoviev abbandoni il vano progetto di «intendersi».
Ora che i fratelli di Kronstadt si sono sollevati per difendere la vera libertà gli operai non hanno che da dare una risposta ai bolscevichi: provocatori, carnefici, lasciate il potere fintanto che vi è ancora possibile sloggiare.
Non vi cullate in vane speranze!

Riunione del Comitato Rivoluzionario Provvisorio
13 Marzo
Lettura del resoconto dell’assemblea generale dei bolscevichi incarcerati nella prigione della marina. Essi chiedono che sia accordato il permesso all’ex commissario della brigata delle navi mercantili Zosimov, affinchè questi possa assistere alla riunione plenaria del “Comitato Esecutivo Centrale di tutta la Russia” che si tiene a Mosca ed informare della situazione reale di Kronstadt. Dopo uno scambio di opinioni e una discussione generale il C.R.P. ha deciso di non accogliere la richiesta dei bolscevichi.
Il Governo della Repubblica Russa Federalista dei Soviet e il Comitato Esecutivo Centrale sono perfettamente informati dai nostri comunicati radio, ma certo non li rendono pubblici per paura che la popolazione si sollevi. Accogliere la richiesta dei bolscevichi sarebbe interpretato dal governo sovietico come una debolezza del C.R.P. e un desiderio di scendere a compromessi.
Non ci dovrebbero essere dubbi! Le masse lavoratrici hanno fermamente deciso di liberare Kronstadt dal giogo bolscevico.

Le loro menzogne
Riproduciamo testualmente l’articolo apparso nel numero dell’undici marzo della Pravda di Pietrogrado:
Lotta armata a Kronstadt: la seguente comunicazione è stata ricevuta ieri alle ore venti attraverso il Comitato di Difesa dal compagno Tukhachevsky, comandante dell’armata attualmente ad Oraniembaum: Un forte fuoco di fucilieri è stato sentito a Kronstadt: spari di fucili e di mitragliatrici. Col binocolo si vedono delle truppe dirigersi in ordine sparso verso le miniere situate a nord-est del forte Kostantin. Verosimilmente l’attacco ha per obbiettivo sia il forte Kostantin che delle sezioni ribellatesi contro le guardie bianche e trincerate nei pressi delle miniere. Un incendio a Kronstadt: nel momento in cui ci siamo impadroniti di [uno dei forti numerati], si è potuto osservare un incendio a Kronstadt. Una spessa cortina di fumo avvolgeva la città.

Attacco dei cadetti
L’8 marzo un distaccamento di cadetti ha iniziato un attacco contro uno dei forti situati a sinistra di Kronstadt. Con la neve fino ai ginocchi, inzuppati dell’acqua che ricopre in parte la neve i cadetti avanzavano risolutamente. I commissari e i bolscevichi erano in testa. Il fuoco dei forti non poteva arrestare gli attaccanti, a dispetto del nutrito tiro di mitragliatrici e di cannoni che indirizzavano su loro gli occupanti ben trincerati. Il forte fu preso in maniera così rapida e inattesa per i suoi difensori che essi lo abbandonarono lasciando i cannoni carichi e il rancio sul fuoco. [Durante il controllo dei tre fortini degli ammutinati, in uno di essi è stata trovata una grande quantità di ovatta per cannoni, 40 casse di munizioni e altri beni militari.]

Ancora sui dirigenti e gli ispiratori della ribellione
Un disertore, che lasciò Kronstadt nella notte del 7 Marzo, ha fatto la seguente dichiarazione sullo spirito e l’atteggiamento degli ufficiali delle guardie bianche: «Sono molto baldanzosi. Non si preoccupano minimamente dello spargimento di sangue che hanno provocato. Pensano ai vantaggi che otterranno se si impadroniranno di Pietrogrado ».
« Una volta presa Pietrogrado, ci sarà almeno mezzo pud d’oro1 a testa. In seguito partiremo per la Finlandia dove saremo accolti a braccia aperte ».
Ecco ciò che dicono questi signori. Si sentono padroni della situazione, e lo sono. Il loro atteggiamento non differisce in nulla da quello del tempo degli zar.
«Questi si che sono veri capi, dicono di essi i marinai, non come i bolscevichi ». Non mancano loro che le spallette dorate.
A questi signori ufficiali bianchi diciamo: non contate di fuggire in Finlandia; invece dell’oro noi vi daremo razioni di piombo.

E la “Krasania Gazeta” comunica
“Secondo due marinai giunti da Revel, 150 bolscevichi sarebbero stati uccisi.
Oraniembaum: il fuoco preciso della nostra artiglieria ha distrutto un deposito dì rifornimenti.
Oraniembaum: i marinai a bordo delle navi sono isolati dalla costa e subiscono i soprusi degli ufficiali bianchi. Ogni giorno nella città si fanno circolare notizie contraddittorie sull’aiuto che deve arrivare.

La notizia del “Makhovik” è ancora migliore!
In risposta ai doni offerti dagli operai dell’unione ai compagni rossi che difendono Pietrogrado contro gli avventurieri bianchi, l’Unione dei tipografi ha ricevuto la seguente lettera:
All’Unione dei Tipografi:
Cari compagni! Profondamente commossi dai vostri doni offerti alle nostre sezioni rosse, che oggi hanno già preso tre forti, vi saluto a nome loro. Oggi il combattimento è stato accanito. Speriamo di liquidare tutto per domani.
Calorosi saluti a tutte le Unioni.
F.to: Durmashkin, segretario del dipartimento politico della sezione militare. 9-3-1921

Ecco come scrivono la storia. È così, con le loro calunnie e le loro menzogne, che i bolscevichi nascondono la verità al popolo.

[Un po’ più in là
Un po’ più in là…
Siamo alla soglia
senza giorni di tempesta.
In un’ubriacatura sanguinosa
ci muoviamo verso la meta.
Il faro è visibile
le manette sono tolte
l’armatura è indossata
Il ghiaccio è sciolto
il ruggito della tempesta
e il vessillo di porpora…
Il popolo si è alzato
dal buio della cripta,
dove abbiamo marcito ciecamente
fino a questi giorni.
Siamo usciti alla luce,
abbiamo dato fuoco al razzo.
L’ammutinamento dei fuochi.
Un po’ più in là…
Siamo alla soglia
senza giorni di tempesta.
Superando le secche
ci muoviamo verso la meta.
Il faro è visibile.
Gleb Verzhbitsky]

La calunnia è smentita
Il giornale Hufvudstadsbladet di Helsingfors (Finlandia) comunica: « Il 9 Marzo un radiomessaggio di Kronstadt è stato captato a Revel. Vi si dice che Kronstadt possiede ancora abbastanza rifornimenti e le voci sulla sua pretesa richiesta di aiuto alla Finlandia sono smentite ».

Le ragioni della fame
Per ordine del Comitato Rivoluzionario Provvisorio sono state perquisite le abitazioni di alcuni commissari. In tutte sono state rinvenute grandi quantità di riserve alimentari. Sono state confiscate e date contro ricevuta al Comitato di Rifornimento perchè siano distribuite alla popolazione.
Questo è quanto è stato ritrovato nella casa della moglie del commissario Ilyin [(Via Shirokaia, 19)]: 1 pud di carne, un pud di gallette, trenta libbre di sale, 10 libbre di pesce.
Le è stato lasciato: 1,5 pud di farina, 4 pud di patate, 15 libbra di carne ed altri prodotti.
Sono state prelevate anche: 12 paia di scarpe nuove, un cappotto e un sacco di pellicce; le sono stati lasciati 2 cappotti per uso personale.
Il commissario del distaccamento di Dulin si è visto confiscare tutto questo: 1 pud e 9 libbre di carne, 1 pud e 28 libbre di sale, 165 casse di [fiammiferi], 14 libbre e mezzo di tè solubile, una libbra di tè di qualità inferiore, 4 pud e 33 libbre di gallette. Inoltre orzo, farina di segale, miglio, grano, farina di grano, sapone, kerosene, e anche 1 pud e tre libbre di chiodi. Dulin è stato arrestato.
[La vita era piuttosto bella per i signori commissari.]

Aiuto fraterno
Abbiamo ricevuto i seguenti doni per i combattenti degli avamposti: da E. Zavgorodin: una razione di pane di due giorni e un pacchetto di tabacco. Da Ivanov, pilota sul Sevastopol, un cappotto militare. Da un membro del C.R.P., C. Tsimmerman, delle sigarette. Da C. Putilin: un paio di stivali. Da un impiegato del laboratorio di chimica del porto, A.L.: un paio di stivali.

In piedi gli oppressi
Con questo sono tre anni che il popolo della Russia Sovietica geme sotto il giogo bolscevico. I dirigenti criminali hanno sparso e spargono senza alcuna pietà il sangue proletario.
I servitori dell’assolutismo bolscevico, nascosti sotto la maschera ipocrita del « potere dei lavoratori», hanno ingannato e vogliono continuare ad ingannare operai e contadini con i loro discorsi. Durante questo tempo, sui fronti sterminati il sangue continua a scorrere. Mentre la famiglia del soldato rosso è privata della sua ultima gallina, i commissari ingrassano, nutriti dalle razioni speciali, continuando in tutta tranquillità il loro malvagio mestiere e i loro abusi.
I soldati rossi, dal fronte, gridano:
« Tutta la terra ai contadini! »
« Le fabbriche agli operai! »
Contemporaneamente i bolscevichi occupano i migliori appezzamenti di terreno e s’accaniscono contro la classe contadina più povera come i proprie- tari d’altri tempi.
L’operaio, ben lungi dal possedere la fabbrica dove lavora, è divenuto una bestia da soma senza volontà. Non può rifiutarsi di lavorare, nè andare dove vuole. Una parola di troppo e lo si fucila, lo si fa marcire nelle prigioni, о lo si martirizza nelle camere di tortura dei bolscevichi.
Operaio e contadino, tu che gemi sotto il giogo bolscevico! Svegliati!
Crea dei nuovi soviet!
Guarda: Kronstadt ha gettato a terra con un solo colpo gli strangolatori del popolo lavoratore e il potere è passato nelle mani dei veri lavoratori. Quando il proletariato ha preteso la liberazione dei fratelli imprigionati, Trockij ha aperto il fuoco su Kronstadt. Ha vestito di panni bianchi i soldati rossi ingannati ed ha ordinato loro di venire a soffocare, con le armi, la nostra verità.
Tutta la Russia, tutto il mondo sa che noi lottiamo per la liberazione dei lavoratori dal potere dispotico degli oppressori bolscevichi. Tutti sanno che Kronstadt non vuole più sentire le urla di dolore dei suoi fratelli oppressi e sottomessi al sopruso. Trockij avrà un bel da fare a soffocare il libero pensiero dì Kronstadt. Fra poco porterà anch’egli il panno bianco con cui ha vestito gli infelici soldati rossi ingannati e spinti dalle mitragliatrici che sono morti sul ghiaccio attaccando Kronstadt. Siamo decisi a vincere о morire sotto le macerie della nostra città. Sarà il proletariato del mondo intero a giudicarci! Difenderemo con fermezza le nostre posizioni, innalzeremo la bandiera della libertà. Siamo sicuri della vittoria!
Viva i soviet!
Siano maledetti i bolscevichi strangolatori della libertà.
F.to: il marinaio Koptelov

Appello agli operai, ai soldati rossi e ai marinai
Noi, quelli di Kronstadt, il due marzo abbiamo spezzato il giogo maledetto dei bolscevichi e brandito la bandiera rossa della terza rivoluzione dei lavoratori. Soldati rossi, operai e marinai, Kronstadt rivoluzionaria vi chiama. Sappiamo che vi è stata nascosta la verità, ma noi siamo pronti a dare la nostra vita per la libertà degli operaia e dei contadini.
Vi si vuol far credere che ci dirigono i generali bianchi e i pope?
Per finirla una volta per tutte con queste voci, portiamo a vostra conoscenza la composizione del C.R.P. che conta 15 membri:
1) Petrichenko, primo scrivano a bordo del « Petropavlovsk ».
2) Yakovenko, telefonista del distretto di Kronstadt.
3) Ososov, meccanico della « Sevastopol ».
4) Archipov, quartiermastro meccanico.
5) Perepelkin, meccanico della « Sevastopol ».
6) Patrushev, quartiermastro meccanico della « Petropavslovsk ».
7) Kupolov, primo aiuto medico.
8) Vershinin, marinaio della « Sevastopol ».
9) Tukin, operaio elettricista.
10) Romanenko, guardiano dei cantieri di riparazione delle navi.
11) Oreshin, impiegato della terza scuola tecnica.
12) Valk, operaio carpentiere.
13) Pavlov, operaio addetto alla costruzione delle mine marine.
14) Baikov, barrocciaio.
15) Kilgast, timoniere.
Ecco ciò che i vostri generali: Brusilov, Kamenev, ecc. e i gendarmi Trockij e Zinoviev vi nascondono.
Compagni!
Guardate che cosa hanno fatto delle vostre mogli, dei vostri figli, di voi, dei vostri fratelli!
È possibile che voi continuiate a sopportare il giogo degli oppressori?

Abbasso la commisariocrazia
Impadronendosi del potere il Partito Comunista Russo dei Bolscevichi vi prometteva tuto il benessere immaginabile. Che ne è di tutto ciò? Tre anni fa ci veniva detto: « Voi potete revocare i vostri rappresentanti e rieleggere altri soviet quando lo vorrete ». Ma quando Kronstadt ha chiesto giustamente la rielezione di soviet liberi dalla pressione del Partito, il nuovo Trepov-Trotckij ha lanciato l’ordine: « Non risparmiate le pallottole! »
Soldati rossi, guardate come i bolscevichi tengono in poco conto le vostre vite. Vi mandano dall’altra parte del golfo ghiacciato a prendere, a mani vuote, il bastione invincibile della rivolta dei lavoratori: Kronstadt rossa; a prendere i forti e le navi inabbordabili, la cui corazza resiste alle palle di più grosso calibro.
Che tradimento!
Abbiamo anche richiesto che una delegazione venga da Pietrogrado per vedere quali generali ci comandano! Ma la delegazione non viene; i bolscevichi hanno paura della verità, hanno paura che la si faccia conoscere! Sentono che non sono più padroni del terreno. Ma l’ora della libertà è suonata. Indietro! Voi che avete assassinato i nostri fratelli e i nostri padri. I lavoratori conservano ancora il desiderio di essere liberi; non si lasceranno incatenare di nuovo dai bolscevichi assetati di sangue proletario.
Lavoratori!
Avete forse distrutto lo zarismo, espulso Kerenskij per sopportare nuovi tiranni: la Ceka, con Trockij in testa? NO! Mille volte no!
Il pugno dei lavoratori è pesante, e quelli che hanno assassinato milioni di operai non potranno resistervi a lungo.
Maledetto il giogo odioso dei bolscevichi!
Abbasso l’oppressione del Partito!
Viva il potere degli operai e dei contadini!
Viva i soviet liberamente eletti!
Il C.R.P. (Kronstadt, 13 Marzo 1921)

Risoluzione
Approvata dall’assemblea generale tenuta il 12 marzo dagli impiegati militari dei convogli della fortezza marittima di Kronstadt. Noi, impiegati militari della fortezza marittima di Kronstadt abbiamo ascoltato con attenzione il rapporto informativo sugli avvenimenti in corso fatto dal compagno Perepelkin, membro del C.R.P. Riteniamo tutti gli atti e le misure prese dal C.R.P. giusti ed in accordo con la situazione che conosciamo.
In solidarietà con la classe operaia e contadina, inviamo 50 di noi a svolgere servizio militare agli ordini del C.R.P.
Non sospendiamo per questo l’attività dei convogli di trasporto nè i lavori eccezionali ed urgenti.
Tutti, come un solo uomo, risponderemo alla chiamata del C.R.P.
Tutti noi siamo pronti a seguirlo.
Viva il Comitato Rivoluzionario Provvisorio di Kronstadt!
Viva i marinai, i soldati rossi e gli operai di Kronstadt!
Abbasso la commissariocrazia!
Abbasso il criminale Trockij!
F.to: Fedorov, presidente della riunione
Maier, membro
A. Ivanov, segretario

Abbandonano il Partito
Si è proposto a tutti coloro che abbandonano il Partito о non vogliono tardare a farlo di dare la loro tessera e i loro certificati elettorali ai triunvirati elettorali. Intanto la redazione riceve senza soste nuove dimissioni dal Partito. Visto il numero crescente e la mancanza di spazio, le pubblicheremo nei prossimi numeri secondo l’ordine in cui sono giunte.

“Nel Dicembre del 1919, mentre Yudenich avanzava, su Pietrogrado, l’ex-aiutante del commissario per la costruzione della fortezza, Sotnikov, riunì gli addetti al forte Krasnoarmeiskii.
Dopo un perfido discorso propose a tutti i compagni che non erano del Partito la seguente scelta:
Entrare nel Partito o porsi sul lato sinistro, dove erano seppelliti 55 compagni fucilati dal boia Razin durante gli avvenimenti di Krasnogorsk. Fu dietro questa minaccia che divenni membro del Partito. Ma, come dice il proverbio: « La simpatia non si ottiene con la forza ».
Ero iscritto al Partito Comunista Russo del Bolscevichi, ma nel mio animo non vi aderivo. Nel 1920 fui gettato in carcere da Sotnikov per aver osato domandare la verità: perchè i Finlandesi introducevano attraverso la frontiera ogni sorta di viveri per il tiranno di Kronstadt, il signor Gromov?
Uscito di prigione non ho potuto abbandonare il Partito perchè ero sorvegliato da ogni parte.
Ma infine il momento della libertà è arrivato, l’oppressione dei commissari è caduta e posso liberamente entrare nelle file degli operai e dei contadini liberi.
I bolscevichi ci dicevano di essere stati scelti dal popolo per difendere i suoi interessi.
Ma chi li ha scelti?
Essi ci dicevano: bisogna soffrire e sopportare il freddo e la fame per le nostre conquiste.
Ma a questi « apostoli » che predicavano la rassegnazione non mancava nulla. Ci parlavano del 1905, quando gli operai affamati che si recavano a chiedere il pane a Nicola, ricevettero del piombo. Ma anch’essi, quando gli operai osarono domandare lo stesso pezzo di pane, hanno risposto a colpi di fucile, con condanne al carcere, ecc. Sono diventati peggiori di Nicola II. Tutti questi apostoli con l’anima di traditori, dopo la rivoluzione di ottobre toglievano gli abiti alle persone nelle strade e confiscavano, la dove li trovavano, tutti i viveri fino all’ultima fetta di pane. Guardate adesso questi predoni! Riccamente vestiti, le mani piene di gioielli, i forzieri pieni d’oro, i granai stipati dì vettovaglie.
Questi mistificatori gridano che combattono per la libertà. Ma che cosa fanno in realtà!
Uccidono, imprigionano e torturano.
Compagni!
Abbandono questo partito, traditore e bugiardo ed entro con gioia nelle vostre fila.
Viva gli operai e i contadini liberi!”
F.to: V. Iakovlev, soldato rosso del gruppo di istruzione della 4a Divisione

“Porto a conoscenza del C.R.P. e dei cittadini di Kronstadt che non mi si deve più considerare simpatizzante del P.C.R.(b.). Fino ad ora ho occupato il posto di giudice popolare nella giustizia popolare dopo la prima rivoluzione. Sono stato eletto fuori da ogni partito. In seguito, vista la scarsa attenzione prestata dal Partito al decreto fondamentale della Costituzione della Repubblica, visti gli abusi degli agenti della Ceka e di altri sicari contro i diritti civili del popolo, [nel 1921] ho dovuto servirmi della mia reputazione politica e della protezione di cui godevo per poter resistere agli eccessi dei bolsceviche criminali contro i civili isolati che ricorrevano alla giustizia. Ora che questa violenza bolscevica minaccia di orrori sanguinosi tutta la massa dei lavoratori, mi ritiro dal Partito che mi ha portato di delusione in delusione. Rientro nelle file dei primi combattenti della terza rivoluzione.”
F.to: Allik, giudice popolare della terza sezione della città di Kronstadt.

 

Continua nella Nona Parte

 

Nota

1Antica unità di misura russa abolita nel 1924. Un pud corrispondeva a 16,38 chilogrammi