Articolo originale: “States to award anti-abortion centers roughly $250m in post-Roe surge”
Nota introduttiva
Nel precedente progetto politico avevamo trattato la questione abortiva statunitense. L’articolo che abbiamo tradotto, sebbene provenga da una testata giornalistica mainstream, è a scopo puramente informativo e riprende, in parte, ciò che avevamo sospeso. Le notizie riportate dal “The Guardian” mostrano un quadro inquietante nei democraticissimi Stati Uniti: da un lato abbiamo le infrastrutture degli antiabortisti finanziati con i soldi pubblici e sostenuti dal Partito Repubblicano; dall’altro, invece, sinceri (o meno) credenti democratici che si battono nel ripristinare la sentenza “Roe v. Wade”.
In questa situazione, i due partiti politici principali statunitensi (Repubblicani e Democratici) si sfidano per difendere o attaccare un diritto qual è l’aborto – conquistato e difeso attraverso una serie di lotte. Questa sfida tra le due compagini politiche dimostra per l’ennesima volta come il sistema democratico – di qualsiasi latitudine -, cerchi di annacquare determinate istanze (abortive, nel nostro caso) e mantenere così in auge il sistema di poteri (sociali ed economici) vigenti attraverso la carta elettorale politica. Contro questa concezione di delega e di libertà dai gioghi capitalistici e politici vi deve essere solo una risposta: l’autodeterminazione (specie riproduttiva) e l’autogestione della propria vita.
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Dopo l’annullamento della sentenza “Roe v. Wade” da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti, almeno 16 Stati, nei mesi successivi, hanno deciso di destinare più di 250 milioni di dollari dei contribuenti alle strutture antiabortiste e ai programmi che cercano di convincere le persone a continuare la gravidanza.
Secondo i dati forniti dal “Guttmacher Institute” e da “Equity Forward” – due organizzazioni che sostengono i diritti all’aborto -, gran parte di questo denaro è destinato ai centri di consulenza antiabortista o ai CPC (in inglese “crisis pregnancy centers” (CPC), ndt). L’importo è stato versato per tutto il 2023 e si estenderà fino al 2025.
Questa cifra segna un aumento rispetto al 2021 e al 2022, quando gli Stati avevano inviato circa 217 milioni di dollari ai CPC e ai programmi “alternative all’aborto” – secondo i dati delle due organizzazioni citate.
Oltre ai pagamenti, almeno due Stati (Louisiana e North Dakota) hanno avviato dei programmi nel 2023 che implementano dei crediti d’imposta per i CPC.
I 250 milioni di dollari potrebbero essere integrati al più presto con altri fondi – in quanto nei prossimi mesi diverse legislature statali di tutto il Paese apriranno ulteriori sostegni per queste attività. Inoltre questa cifra non è la somma totale di tutti i fondi governativi che potrebbero affluire ai CPC; alcuni centri hanno ricevuto finanziamenti attraverso un programma federale di pianificazione familiare o fondi accantonati per l’educazione sessuale basata sull’astinenza.
Tara Murtha, direttrice delle comunicazioni strategiche del “Women’s Law Project”, ha detto che i CPC aiutano ad incanalare i fondi pubblici verso il movimento antiabortista.
“In questo momento vediamo una spinta molto aggressiva”, ha detto. Ma, facendo riferimento alle recenti vittorie dellu sostenitoru dei diritti all’aborto nel recuperare i finanziamenti statali, ha affermato che: “C’è anche una responsabilità dei CPC nella gestione [dei finanziamenti].”
Negli Stati Uniti ci sono più di 2.500 CPC, chiamati anche “centri di gravidanza” e similari. Fondati solitamente sulla fede [cristiana], queste strutture tendono ad offrire risorse come test di gravidanza, ecografie e forniture per bambini. Non praticano o indirizzano all’aborto e, spesso, si oppongono al controllo delle nascite. Oltre ai fondi statali ricevuti, i centri, di solito, si affidano alle donazioni private.
Lu sostenitoru dei diritti all’aborto hanno accusato questi centri di spacciarsi per cliniche abortive e di ingannare chi cerca di abortire. I centri, talvolta, hanno nomi che includono la parola “scelta” e sono situati vicini alle cliniche abortive; il che può confondere chi cerca di abortire e spinge quest’ultimi ad entrare accidentalmente dentro. Studi e testate giornalistiche hanno ripetutamente rilevato che i CPC esagerano in modo grossolano i rischi dell’aborto e del controllo delle nascite, suggerendo, ad esempio, che l’aborto provochi il cancro al seno – una notizia completamente falsa.
Secondo un rapporto della struttura antiabortista “Charlotte Lozier Institute” – che ha promosso i CPC come la soluzione al caos scatenato dall’annullamento della “Roe v. Wade” -, nel 2022 i CPC hanno visto più di 16 milioni di persone – sia di presenza che virtuali.
“Le richieste ai CPC sono aumentate di giorno in giorno. Molti Stati stanno rispondendo con nuovi fondi e nuove politiche per sostenere il lavoro dei centri”, ha dichiarato Chuck Donovan, presidente dell’istituto. “I responsabili dei CPC vedono delle nuove opportunità in questa situazione, servendo generosamente chi ha bisogno con amore e compassione.”
I CPC sono stati per lungo tempo non regolamentati. Molti di essi non sono autorizzati dal punto di vista medico; quindi non sono generalmente soggetti agli standard stabiliti per le strutture mediche, anche se molti forniscono servizi medici come le ecografie. I tribunali hanno affermato che gli sforzi per limitare le attività dei centri violano il loro diritto alla libertà di parola.
Nel 2018, la Corte suprema degli Stati Uniti si è pronunciata contro una legge della California che obbligava i centri a rivelare se fossero dei fornitori di servizi medici autorizzati. All’inizio di quest’anno, un giudice del Colorado ha bloccato una legge che avrebbe vietato l’ “Abortion Pill Reversal” – una pratica non provata nel fermare gli aborti e che viene spesso pubblicizzata dai CPC.
I programmi “alternative all’aborto” dei singoli Stati non destinano esclusivamente i fondi finanziari ai CPC. Ma spesso la maggior parte del denaro scorre verso o attraverso i centri – che a loro volta possono indirizzarlo verso una vasta gamma di servizi e organizzazioni antiabortiste. Il Texas, ad esempio, gestisce il più grande programma di “alternative all’aborto” degli Stati Uniti. Un rapporto del 2022 su questo programma ha mostrato che dei circa 50 milioni di dollari destinati al progetto di quell’anno, tutti i fondi, esclusi 150mila dollari, sono andati a tre organizzazioni fermamente antiabortiste e amministratrici dei CPC. Queste organizzazioni hanno distribuito il denaro a decine di centri, agenzie di adozione e case di maternità. Alcuni di questi fondi sono andati anche ai centri che offrono programmi di educazione sessuale nelle scuole pubbliche – criticati come fuorvianti o ideologici.
Quest’anno, la legislatura statale del Texas ha deciso di aumentare lo stanziamento annuale del programma “alternative all’aborto”, passando a 70 milioni di dollari – rispetto ai precedenti 50 milioni di dollari. Questo significa che i centri riceveranno circa 140 milioni di dollari totali tra il 2024 e il 2025.
I legislatori hanno anche deciso di aggiungere altri 25 milioni di dollari per il programma del 2023, portando il totale a 165 milioni di dollari (il parlamento del Texas si riunisce ogni due anni e mantiene i bilanci biennali).
In Texas ci sono circa 200 CPC, secondo un conteggio effettuato dai ricercatori del “College of Public Health” dell’Università della Georgia. Non ci sono cliniche abortive perché lo Stato ha vietato quasi tutti gli aborti.
Secondo i dati di “Equity Forward”, il Texas, in precedenza, aveva dirottato i fondi per il suo programma “alternative all’aborto” dal programma federale “Temporary Assistance for Needy Families”, destinato ad aiutare le famiglie a basso reddito. Negli ultimi anni ha smesso di farlo; ma altri Stati hanno continuato ad usare quel programma per inviare fondi ai CPC.
I finanziamenti per i CPC sono aumentati anche in Florida e in Tennessee dopo la caduta della Roe. I legislatori della Florida, che avevano recentemente approvato il divieto di aborto a sei settimane, hanno deciso, a partire da quest’anno (2023), di destinare almeno 25 milioni di dollari ai CPC nei prossimi anni – un aumento di oltre 20 milioni di dollari. Anche in Tennessee, che vieta quasi tutti gli aborti, i legislatori hanno deciso di inviare almeno 20 milioni di dollari ai centri. Si tratta di un aumento di circa 17 milioni di dollari (alcuni finanziamenti erano stati calcolati in precedenza dal Washington Post).
Secondo i dati di “Equity Forward”, quest’anno nella Virginia Occidentale è stato avviato un programma di sostegno verso le madri e i neonati e sarà finanziato con 1 milione di dollari. Il programma sarà gestito dalla “West Virginia Pregnancy Center Coalition”. Questa organizzazione lavora per “proteggere ogni vita umana: dal concepimento alla morte naturale”, dichiara il suo sito web, e collabora con importanti organizzazioni antiabortiste come “Heartbeat International” e “Care Net” – affiliate alle reti dei CPC.
In controtendenza
Il primo CPC aprì nelle Hawaii nel 1967. [La sua apertura avvenne mentre vi erano le lotte contro] le leggi statali sull’aborto. [Inoltre il primo CPC sorse] sei anni prima che la Corte Suprema degli Stati Uniti legalizzasse l’aborto a livello nazionale – precisamente con la decisione “Roe v. Wade” del 1973.
A metà degli anni ’90, la Pennsylvania era diventato il primo Stato ad avviare un programma di finanziamento dei CPC. Questo programma era diventato, successivamente, il modello per tutti i programmi “alternative all’aborto” di altri Stati.
“Real Alternatives”, un’organizzazione no-profit che scoraggia l’aborto e favorisce “servizi per la gravidanza e la genitorialità pro-life”, ha mantenuto il contratto dal 1997. Vent’anni dopo, nel Settembre 2017, il revisore generale della Pennsylvania ha pubblicato un rapporto in cui si affermava che l’organizzazione avesse utilizzato impropriamente i fondi statali e portava il suo lavoro al di fuori della Pennsylvania. Il gruppo ha negato l’accusa.
Negli anni fiscali 2022 e 2023, “Real Alternatives” ha ricevuto più di 14 milioni di dollari di finanziamenti statali dalla Pennsylvania.
Quest’anno, il governatore democratico della Pennsylvania, Josh Shapiro, ha annunciato che non avrebbe più mantenuto il contratto dopo il 31 Dicembre 2023.
“I cittadini della Pennsylvania, eleggendomi a governatore, hanno detto chiaramente che sostengono la libertà di scelta delle donne e io sarò fermo nel difendere questo diritto”, ha dichiarato Shapiro in un comunicato dell’epoca.
Secondo “Real Alternatives”, la rescissione del contratto da parte di Shapiro intaccava gli obiettivi del legislatore statale riguardo il programma. Inoltre, secondo “Real Alternatives”, [questa situazione] porterà ad un aumento degli aborti: “È terribile e non c’è niente da festeggiare. A quelle donne è stata tolta una scelta.”
La Pennsylvania è uno dei due Stati, insieme al Minnesota, che nel 2023 ha deciso di non finanziare più i CPC. Il de-finanziamento è stato il risultato di una campagna durata anni sui CPC, hanno detto lu attivisti per i diritti all’aborto.
Il rapporto del revisore generale è stato fondamentale per la loro crociata. I finanziamenti statali per le “alternative all’aborto” sono spesso confusi, se non addirittura bizantini.
“Per educare i parlamentari abbiamo svolto un’intensa attività di sensibilizzazione all’interno della legislatura. Molti dei nostri legislatori non sapevano nemmeno cosa fossero i CPC, ed è qui che noi siamo entrati in gioco”, ha dichiarato Signe Espinoza, direttrice esecutiva del “Planned Parenthood Pennsylvania Advocates”. Secondo Espinoza, in Pennsylvania i CPC superano le cliniche per l’aborto di nove a uno.
Anche le vittorie democratiche in Pennsylvania hanno contribuito. I repubblicani mantengono il controllo del Senato dello Stato; ma nel 2022 i democratici, dopo tanti anni, hanno conquistato il controllo del Parlamento.
“Questo non è successo da un giorno all’altro: è stato un lavoro durato anni”, ha detto Espinoza. “Ci vuole tempo. Ma se ci si impegna, credo che questo sia un qualcosa che possiamo replicare in tutto il Paese. Non ci fermeremo finché [i CPC] non saranno completamente scomparsi.”