La normalità delle cose

L’approvazione del DDL 1660 da parte della Camera dei deputati della repubblica italiana inserisce ulteriori restrizioni e misure carcerarie contro coloro che protestano in strada e all’interno di determinate strutture di contenimento.

La democrazia è anche questa: a volta benevola dove apre le proprie mani dando case, lavoro e istruzione alla gente lavoratrice per il Capitale; altre, invece, malevola dove chiude le mani a mo’ di pugno e apre le teste con manganelli e media commerciali tradizionali e nuovi.
Ma qui, però, la questione non è tanto vedere la cosa come bella o brutta, giusta o ingiusta, cattiva o buona. Gettando nel cestino della storia, una volta per tutte, i politici opportunisti di determinati partiti (Partito Democratico e la sua stampella Sinistra Italiana, giusto per citarne dirne due) e la morale cristiana onnipresente in tutti i livelli della società, il punto è come la securizzazione del caso italiano sia un caso non tanto unico ma proprio normale, tipico delle società democratiche di questo mondo.

Non c’è bisogno di menzionare, come dellu storicu consumatu, le operazioni contro la criminalità organizzata tra gli anni novanta e la prima metà del 2000, Oronzo Reale e i suoi che avvallavano le guardie pistolere, Mussolini con la piovra OVRA, Crispi con le leggi “antisocialiste” (somiglianti alle loro controparti francesi e tedesche-prussiane) o Pica con la caccia al brigante.

Tutte queste cose sono risapute e hanno avuto come unico denominatore il seguente obiettivo: controllo ed annientamento sociale ed economico degli individui.

Nel momento storico che si vive, le crisi internazionali scaturite da un modello economico sempre più iniquo e intollerabile per la vita (umani e non umani che sia), hanno solo una risposta: ripristinare il tutto, a costo di sacrificare determinate porzioni di individui e territori. Omicidi di massa, distruzione mentale e di infrastrutture, violenze sessuali o stupri: sono le future basi per far sorgere quella normalità andata perduta in questi momenti “dittatoriali”.

Vediamo l’Argentina del post-Processo di riorganizzazione nazionale! Il Cile post-Pinochet o il Nicaragua post-Somoza Family. O, se vogliamo ritornare nel caso europeo, la Germania post-Norimberga, l’Italia post-Amnista Togliatti e via dicendo!

Certo, ci sono stati i processi giudiziari quando è stata ripristinata la democrazia. Ma che razza di processi sono stati se non quelli di una società capitalistica, e citiamo quasi a menadito di soggetti come Guglielmo Giannini, desiderosa di ripristinare il tutto e ripartire come se quasi non fosse accaduto nulla?!

E con “quasi non accaduto nulla”, parlando del caso italiano, non è una cosa enfatica: durante la guerra civile del 1943-45, vi furono eccidi e stragi perpetrati da repubblichini e nazisti e passati in sordina nonostante i processi militari avvenuti tra gli anni ’50 e ’60. Ci volle un tizio qualunque che, negli anni ’90, rigirasse dalla parte giusta un armadio contenente queste nefandezze – e ben nascosto, tra l’altro, nei meandri di un palazzo ministeriale.

Il DDL 1660 di questo governo democratico è l’ennesima conferma dei desideri di una società capitalista che vuole e deve mantenere il mondo in una guerra continua ed imperterrita – appropriandosi di risorse viventi e non -, e giustificare, al contempo, la propria esistenza attraverso l’affermazione e negazione di diritti cosiddetti “umani”.