Traduzione dall’originale “Тренд на расчеловечивание”
Le autorità russe si stanno rapidamente muovendo verso la riabilitazione dei dispositivi di tortura.1
“Mi auguro che con noi non ci sarà una Guantanamo,” diceva Vladimir Putin nel 2007. Successivamente, Guantanamo è diventato il suo argomento preferito. Durante le varie conferenze stampa e convegni, ha ripetutamente ricordato le condizioni di detenzione e tortura dei sospetti terroristi nella base militare americana, definendola come “il Medioevo” e dicendo che “è impossibile immaginare queste cose in Russia”. Tuttavia, dopo la comparsa di alcuni video di torture di prigionieri nelle carceri russe, ha dovuto ammettere che anche in Russia si tortura e l’ha definita come un “crimine che si deve punire”; ma Putin non ha smesso di menzionare Guantanamo Bay. L’ultima volta che ha toccato l’argomento è stato un paio di anni fa, rispondendo ad una domanda sul rispetto dei diritti umani in Russia.
Nel 2024, i media e i propagandisti russi filo-governativi hanno mostrato un primo piano dei sospetti torturati per l’attacco terroristico al Crocus City Hall: i canali Telegram hanno pubblicato un filmato in cui ad uno di loro gli tagliavano una parte dell’orecchio e cercavano di metterglielo in bocca. Più tardi, in un altro video dell’interrogatorio, gli ricordavano che gli era rimasto solo un orecchio. L’altro sospettato nella foto è disteso con il volto tumefatto, i pantaloni abbassati e un telefono militare da campo accanto a lui – secondo la descrizione sotto la foto. La situazione è descritta come “interrogatorio standard” – tortura con elettroshock – con i fili del telefono collegati “alle dita, alle orecchie o ai genitali”. Il portavoce di Putin non ha risposto in merito alla questione delle torture.
[Il punto] non è che la Russia abbia inasprito le sanzioni penali sulla tortura o che le confessioni ottenute con la tortura non siano valide nei tribunali. La mancata applicazione della legge e i tribunali arbitrari sono finiti da tempo. Ora dobbiamo fare i conti con un fenomeno [ben] peggiore: il passaggio verso la versione ortodossa dei Talebani, con esecuzioni pubbliche negli stadi, il taglio degli arti e la lapidazione – che fino a qualche tempo fa sembrava anti-utopica e fantasiosa ma, adesso, non sembra più così irrealistica [in Russia].
E cosa può impedirlo? Il commissario per diritti umani della Federazione Russa Tatyana Moskalkova, ha inizialmente affermato che “è assolutamente inammissibile usare la tortura contro detenuti e imputati”. Ma questo ha provocato [verso costei] un’ondata di accuse di liberalismo dannoso. [Di conseguenza, Moskalkova], poco dopo, ha corretto [il tiro]: “Devo sottolineare che abbiamo uno Stato così civilizzato e maturo che siamo stati in grado di evitare il linciaggio. Questo è molto, molto importante!”
La barra non è molto alta. Il governo russo non ha più meccanismi di contenimento. I suoi critici più forti e popolari sono stati uccisi, come Alexei Navalny, o imprigionati per lunghi periodi. Una situazione stressante – un attacco terroristico con più di cento vittime -, apre una finestra sulla coscienza di quella parte di élite che si è radunata intorno a Putin.
“Uccidete tutte le persone coinvolte”, scrive sul suo canale Telegram Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, sensibile alle tendenze e all’umore del leader. Chiede di uccidere anche quelli che hanno simpatizzato con i terroristi.
La Chiesa ortodossa, che, a quanto pare, dovrebbe far rinsavire il gregge e ricordargli che non è del tutto cristiano opporsi al diavolo usando metodi diabolici, tace sul tema della tortura. Finora si è espressa contro il ritorno della pena di morte. Ma nelle carceri russe, alcuni prigionieri non vivono abbastanza a lungo. In queste condizioni, la pena di morte ufficiale sembra un eccesso architettonico. Nell’ambiente ecclesiastico, invece, si discute tra i sacerdoti se le vittime dell’attacco terroristico, andate al concerto del Crocus City Hall durante i giorni di Quaresima, siano colpevoli e se Dio le abbia punite per questo.
L’istituzione che pretende di essere la principale autorità spirituale della società russa ha gli stessi problemi delle autorità secolari: non ci sono più critici autorevoli. I sacerdoti che hanno osato difendere l’umanità, sono stati espulsi dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Cosa minaccia l’ascesa di tutto ciò che è più sopito e medievale nelle varie forme di potere russo? Ricordiamo che i terroristi, agli occhi di alcuni suoi rappresentanti, non sono solo quelli che catturano, sparano e fanno saltare in aria i civili. Molti anni fa, dopo che Putin è salito nuovamente alla presidenza, la definizione di terrorismo nel codice penale russo è cambiata. Fino al 2006, il terrorismo era definito come “violenza o minaccia contro individui e organizzazioni”. Successivamente, è stata definita come “ideologia della violenza e pratica di influenzare il processo decisionale delle autorità statali”. Il potere statale è diventato il valore principale da proteggere. Questo è ora l’orientamento delle forze di sicurezza e dei funzionari russi.
Dato che questo potere non rispetta le leggi e non ha restrizioni, è facile vedere come si muova il vettore. È già stato delineato abbastanza chiaramente.
“Nella nostra società, l’80% si fida del presidente ed è esattamente questo l’indicatore della coesione che esiste oggi; tutto il marcio che rimane, deve essere, se non isolato, almeno in qualche modo distrutto”, ha detto l’anno scorso il deputato di “Russia Unita” Andrei Gurulev in un canale televisivo. E il leader della Repubblica cecena, Ramzan Kadyrov (la regione, a quanto pare, può essere considerata un modello), ha da tempo equiparato i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani ai terroristi – minacciando di distruggerli.
Quindi non sono solo le persone sospettate di atrocità ad avere buone probabilità di imbattersi in atrocità [statali] incoraggiate e non dichiarate: il terreno è pronto per questo. Guantanamo nella versione russa funziona su scala nazionale.
Sappiamo dalla storia russa che le autorità, abituate alla tortura e all’omicidio, non sono molto brave a proteggere la società da minacce reali (gli oprichniki dello zar Ivan il Terribile non erano in grado di combattere e contrastare efficacemente i banditi): possono avvelenare gli oppositori, sopprimere le proteste e cancellare i concerti di artisti indesiderati nel giro di pochi minuti. Ma [le autorità] non cancelleranno gli eventi di massa dopo gli avvertimenti internazionali su un imminente attacco terroristico, né forniranno una sicurezza adeguata. Perché? [Perchè] nel tal caso, l’obiettivo principale è salvare se stessi, non la vita delle [altre] persone.
Nota del Blog
1Nell’originale viene usato il termine “дыбы” (forma declinata al genitivo della parola “дыба”), ovvero il cavalletto, “uno strumento per infliggere una pena corporale affine alla flagellazione, meno grave del tratto di corda.” Si è preferito usare come traduzione “dispositivi di tortura” per semplificare la traduzione e risaltare il contenuto dell’articolo stesso.