Il Natale: una festa in cui la Chiesa cristiana, divorata (ma mai consumata) dagli scandali dei preti pedofili e con le mani in ogni settore politico ed economico finanziario e immobiliare, ricorda la nascita del suo Dio – il quale verrà crocefisso, dopo un paio di mesi, sul Golgota!
Questa festa era stata presa dal mondo pagano romano che, nelle sue ultime fasi, si era tinto di orientalismo – e, dopo qualche secolo, sarebbe stato sostituito e distrutto progressivamente dal cristianesimo divenuto religione dell’impero.
Prendendo, come base, il calendario di Furio Dioniso Filocalo, la Chiesa cristiana usò la data del 25 Dicembre per indicare la nascita di Gesù, soppiantando definitivamente il “Dies Natalis Solis Invicti” (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) in cui si festeggiava la natività di Mithra, divinità persiana.
Questo sincretismo di idee, costumi e abitudini culturali del tempo furono di vitale importanza durante la lenta evoluzione del primo cristianesimo di “Stato” – sia in termini di riti che di dogmi. In tal senso vennero sostituiti l’Olimpo, dove troneggiavano Giove/Zeus e i suoi dei e le sue dee, con il cielo dove regnava la Trinità; gli eroi, gli dei minori e i semidei con i santi e le sante martiri.
Così la natività di Gesù fu, e lo è ancora, in questi due millenni il trionfo – l’apoteosi ! – della religione cristiana.
Col progredire della società e l’adozione di modelli economici ad hoc – rigorosamente benedetti da chierici e papi -, il Natale è diventato sinonimo dei buoni sentimenti ipocriti (un risciacquo della propria coscienza mentre l’odio tra gli individui, le guerre e la morte regnano incontrastati in questo mondo) e di un consumo di merci per la felicità di sfruttatori e padroni.
Gli articoli che presentiamo, divisi in tre post separati, sono stati pubblicati su “Umanità Nova” e “L’Adunata dei Refrattari” rispettivamente il 25 Dicembre del 1921, 1943 e 1948; essi mostrano questa fallacia e ipocrisia manifesta di una religione che si è resa – e si rende – responsabile di una morale fintamente buona, opportunista e violenta in ogni livello (culturale, sociale ed economico) della vita dell’individuo.
Note biografiche
Su Luigi “Gigi” Damiani
Nato a Roma il 18 Maggio 1876 si scontrò, fin dalla più tenera età, contro le costrizioni religiosi familiari. Rinchiuso nella casa di correzione per minorenni “Cappuccinella” di Napoli, fu espulso in seguito ad un tentativo di fuga organizzato con alcuni suoi compagni. Degli scontri con la sua famiglia, Damiani ricorderà: “avrei potuto finire male se non avessi trovato dovunque la famiglia anarchica. Non era una famiglia di eletti, ma era una famiglia umana.”
Divenuto anarchico nel 1892, Damiani fu condannato al domicilio coatto nel Settembre 1894; tornato a Roma l’8 Settembre 1896, collaborò con “L’Avvenire sociale” di Messina fino a quando, nel 1897, partì per il Brasile. Nel paese sudamericano, Damiani collaborò, per i successivi 20 anni, con tutti i numeri unici e periodici anarchici pubblicati a San Paolo. Grazie al lavoro che svolse (pittore scenografo), Damiani ebbe acceso al mondo artistico teatrale brasiliano: in questo periodo scrisse diverse commedie come “Rabbino” e “O milagre”. Dalla collaborazione col giornale “La Battaglia” di Oreste Ristori, l’anarchico romano fece pubblicare a puntate (venti, per l’esattezza) “L’ultimo sciopero”. Con il suo ritorno a San Paolo nel 1908, divenne un pilastro della stampa anarchica, assumendo la responsabilità del giornale qualora i direttori responsabili venissero arrestati. In questa fase, partecipò personalmente a tutte le iniziative sociali e lavoratrici che nascevano nella città brasiliana. Riuscì ad evitare le rappresaglie della polizia e della magistratura dopo lo sciopero generale del Luglio 1917. Due anni dopo, nel 1919, la stampa anarchica di San Paolo rinacque: Damiani, intuendo come fosse cambiato il momento storico, incoraggiò gli anarchici italiani a sostenere la stampa anarchica in lingua portoghese. Fu in questa fase che egli collaborò con il giornale “A Plebe”. Il 22 Ottobre 1922 venne espulso dal Brasile. Giunto a Genova, Damiani, dopo una breve esperienza in prigione, iniziò a collaborare con i periodici anarchici italiani quali “Il Libertario”, “Guerra di classe” e “Umanità Nova”. A seguito degli arresti dei redattori di “Umanità Nova”, Damiani garantì, clandestinamente, la pubblicazione del giornale dall’Ottobre 1920. La distruzione delle tipografie di Milano (1921) e Roma (1922) da parte dei fascisti, mise fine al giornale “Umanità Nova”. Damiani collaborò per qualche numero con “Il Libertario”. Nel Settembre del 1923 fondò a Roma il periodico “Fede! settimanale anarchico di cultura e di difesa” che uscì fino all’Ottobre del 1926. Le persecuzioni fasciste portarono Damiani ad emigrare clandestinamente in Francia (Novembre 1926); collaborò col periodico “Veglia” diretto da Virgilia D’Andrea e diffuse clandestinamente in Italia il “Non molliamo”. Il 30 Marzo 1927 venne espulso dalla Francia e accompagnato al confine belga. All’inizio del 1929 passò per il Lussemburgo prima di tornare clandestinamente in Francia. Raggiunto nel Marzo del 1930 da un altro decreto di espulsione, Damiani peregrinò dal Belgio fino in Spagna (fine Aprile o inizio Maggio 1931), giungendo infine in Tunisia (fine 1931). In questo periodo furono pubblicati diversi opuscoli dal giornale anarchico “L’Adunata dei Refrattari” (Attorno ad una vita, Max e Bacunin in Spagna etc). Fu grazie a questo giornale, insieme a “Il Risveglio” di Ginevra, che venne aiutato a livello economico. Con la fine del secondo conflitto mondiale, Damiani riuscì a ritornare in Italia nel Febbraio del 1946. La Federazione Anarchica Italiana affidò all’anarchico romano la direzione della rinata “Umanità Nova”. Il cattivo stato di salute, seguito da un glaucoma, furono per Damiani un danno irrimediabile che lo portarono a perdere la vista. Muore il 16 Novembre 1953.
Fonti consultate
-Dizionario biografico online degli anarchici italiani, BFS, Pisa, 2003, Vol. 1
-Fedeli Ugo, “Gigi Damiani. Note biografiche. Il suo posto nell’anarchismo”, Edizioni “L’Antistato”, Cesena-Forlì, 1954, 48 p.
Su Dando Dandi
Pseudonimo di Candido Mollar. Nato a Cumiana (Torino) il 22 Ottobre 1893, Mollar emigrò giovanissimo nelle Americhe (Argentina, Uruguay e Brasile). Tornato brevemente in Italia, si oppose attivamente all’entrata in guerra dell’Italia. Dopo la fine del primo conflitto mondiale emigrò negli Stati Uniti e si stabilì in Illinois. Iscritto nell’Industrial Workers of the World (IWW) collaborò col giornale in lingua italiana – e legato alla citata sigla sindacale – “Il Nuovo Proletario. Periodico settimanale dei lavatori industriali del mondo” di Chicago.
Lavoratore giardiniere, Mollar si trasferì nuovamente nel 1942 a Phoenix, in Arizona.
Sotto gli pseudonimi di “Dando Dandi”, “Paolo Tridenti” e “Candido”, Mollar collaborò dal 1935 con il giornale anarchico di lingua italiana “L’Adunata dei refrattari”.
Negli anni ‘60 e ‘70 si trasferì a Los Gatos in California dove divenne membro del locale gruppo anarchico italiano. Collaborò, in questo periodo, con la rivista “Volontà” e il giornale “L’Internazionale” di Forlì.
Semi-paralizzato da un paio di anni, Mollar venne trovato il 9 Dicembre 1972 disteso a terra nella sua abitazione dalla polizia – allertata dai vicini a causa della posta accumulatasi nei giorni precedenti.
Trasportato immediatamente all’ospedale di Los Gatos morì il giorno dopo, il 10 Dicembre.
Fonti consultate
– “IWW newspaper”. Link: https://depts.washington.edu/iww/newspapers.shtml
– Interviste a Bartolomeo Provo, Vincenzo Ferrero, Lino Molin e Dominick Sallitto in Avrich Paul, “Anarchist Voices: An Oral History of Anarchism in America”, AK Press, Luglio 2006
– “Candido Mollar”, L’Internazionale, a. 8, n. 3, 1 Febbraio 1973
-”La vieja militancia que desaparece. Dando Dandi”, Tierra y Libertad, Anno XXIX, n. 355, Marzo 1973, pag. 2. Un primo articolo di commiato su “Tierra y Libertad” venne pubblicato nel Gennaio 1973, n. 353