Negli ultimi mesi a Catania si sono consumati due omicidi perpetrati da persone migranti ai danni di cittadini italiani. A questi omicidi, contemporaneamente, vi sono stati una serie di atti di violenza contro le persone e le proprietà private nel centro cittadino. I comitati cittadini e partiti politici lamentano sui social e al consiglio comunale questo stato di abbandono, chiedendo più polizia e forze dell’ordine in generale nelle strade.
La sindrome della fortezza assediata, nel contesto socio-urbanistico europeo, è la paura di un assalto e conquista dei cosiddetti pezzenti, migranti e non europei al castello formato vita civile e composta delle persone bianche.
I difensori degli assediati, ispirati, indirettamente o meno, dalle fantasie fascistoidi del romanzo di Jean Raspail, “Il Campo dei Santi”, e soci similari della Nouvelle Droite, nonchè dagli effetti delle politiche post-prodiane e post-berlusconiane, propagandano la narrazione del costante pericolo che prova o può provare chi possiede un qualcosa di specifico o di valore.
Odiatori della supposta “società multiculturale”, i difensori degli assediati invocano la conservazione sociale-economica determinata da supposte qualità di civiltà e progresso. Un messaggio del genere serve per escludere una parte della popolazione, magari razzializzata, e, dall’altra, sfruttare e annientare delle soggettività lavoratrici, consumatrici e abitanti di un territorio.
I ruoli di queste persone sottoposte alle logiche di conservazione, in sostanza, è eguale alla carne da cannone: i loro livelli di produzione, consumo e abitabilità vengono calcolati a secondo di quello che riescono a dare ad una società del genere, ovverosia la ricchezza che riescono a fare accumulare ad un numero ristretto di persone. Se non dovessero rispettare determinati parametri, diventano sacrificabili all’altare della repressione o esclusione civile.
Se volessimo fare un paragone con la letteratura inglese, queste soggettività sono l’equivalente del cavallo Gondrano e delle pecore della “Fattoria degli Animali” di Orwell: lavoratori e non, sostenitori, benchè esclusi, dalle scelte politiche istituzionali e sacrificabili al momento opportuno.
I difensori degli assediati, in modo macchiavellico, costruiscono e imbandiscono la loro retorica (e annesse pratiche) affinchè si mantenga l’attenzione mediatica sul problema esposto.
La loro teoria di guerra è, come tutte, ispirata dalla classe di appartenenza. Il centro di Catania, considerata una vetrina da risaltare e difendere fin dal lontano 1995, è una fortezza da proteggere. Non passa momento del giorno e della notte in cui la polizia e le forze dell’ordine passino per le varie strade centro-cittadine esistenti dal post-terremoto del 1693, fine Ottocento o post-sventramento di San Berillo.
Eppure questa sicurezza, secondo i difensori degli assediati, è deficitaria nonostante i questori, i comandanti dei carabinieri e della guardia di finanza e i prefetti si siano impegnati nello sfollare, per esempio, le persone che abitavano sotto i portici di Corso Sicilia e di Piazza della Repubblica – e senza dimenticare la periodica caccia al migrante in quel che rimane del quartiere di San Berillo.
Appare abbastanza evidente che la retorica espressa da costoro sia un’arma di distrazione dallo sfruttamento perpetrato dai vari locali ristorativi (sushi, indiani, kebaberie, cucine italiane e tipiche siciliane etc) e dalla distribuzione organizzata presenti in quella parte della città. Uno sfruttamento, ricordiamo e giusto per ripeterci, usurante e disumano e a favore di quegli imprenditori che frignano su tasse e paura di diventare classe “proletaria” (la famosa “proletarizzazione della borghesia” o del ceto medio).
Senza dimenticare l’innalzamento del valore del prezzo degli immobili abitativi che, via via, si stanno trasformando in strutture per gli affitti a breve termine grazie alla turistificazione e alla presenza e potenziamento delle infrastrutture per la mobilità (la stazione della metropolitana e le varie fermate del trasporto pubblico su gomma).
La violenza manifestata ed espressa da una serie di soggettività escluse, italiani e migranti che siano, a livello sociale ed economico è sì un campanello d’allarme. Nel modello sociale attuale questa violenza serve per mantenere viva e vegeta la narrazione dell’assedio alla fortezza e tutte le logiche di sfruttamento, morte e pietismi cattolici-cristiani formato associazioni del terzo settore – responsabili, quest’ultimi e a loro volta, del mantenimento dei poteri economici vigenti.
Considerati i tempi che viviamo tra guerre guerreggiate e crisi sociali ed economiche, rompere uno schema del genere ignobile e ripensare a teorie e prassi non autoritarie in una città considerata, a livello mentale e politico, “fascio-democristiana”, è più che necessario e impellente.