L’Unione Europea e il capitalismo verde militare: materie prime e accordi commerciali per un estrattivismo neo-coloniale. I casi del Cile e del Mercosur – Terza Parte

Seconda Parte

 

1.3. Strategie

Gettare le basi per il futuro dell’Europa”. Il vertice di Granada, momento culminante della presidenza spagnola del Consiglio dell’UE, ha ridefinito le priorità strategiche del continente.1 Con le riunioni della Comunità politica europea e del Consiglio UE del 5 e 6 Ottobre 2023, gli Stati membri hanno voluto intensificare “il dialogo con i partner di tutte le regioni del mondo per proteggere e potenziare l’ordine internazionale basato su regole imperniate sulle Nazioni Unite, rendere il sistema multilaterale più equo ed evitarne l’ulteriore frammentazione.”2 Ma l’appello al multilateralismo, contenuto nella dichiarazione congiunta, è diventato obsoleto il giorno successivo. Qualsiasi riferimento dei leader europei al diritto internazionale e ai valori dell’Unione, con il genocidio in corso in Palestina, è diventato cartaccia. L’UE non si è voltata dall’altra parte mentre Israele assedia e bombarda tuttora Gaza; anzi, ha sostenuto, direttamente o indirettamente, i crimini di guerra.

Il vertice di Granada ha dimostrato che l’Unione Europea sta rafforzando le sue strategie di militarizzazione, controllo delle frontiere ed estrattivismo. Mentre i leader europei si riunivano nell’Alhambra, l’attenzione dei media era concentrata sui primi due punti: lo sblocco del patto migratorio e il possibile allargamento verso l’Europa orientale. Queste due notizie hanno monopolizzato i dibattiti e i titoli dei giornali. L’urgenza di garantire l’accesso alle risorse materiali ed energetiche – che alimentano il motore dell’UE -, invece, era meno visibile nell’agenda ufficiale. In fondo, tutti i governi europei, come si legge nella Dichiarazione di Granada3, condividono l’obiettivo di raddoppiare l’offensiva estrattivista – utile a sostenere lo sviluppo del capitalismo verde e digitale. Nel corso del 2024 sono stati anche approvati l’ingresso dell’Ucraina nell’UE e il nuovo regolamento sulla migrazione.

 

Strategia 1: Militarizzazione

A due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’UE continua a rafforzare la logica della militarizzazione. Questa logica non si è limitata soltanto a sostenere, a livello politico e logistico, il governo ucraino: ha fatto aumentare, nell’immediato, i bilanci militari degli Stati membri. Nel 2014, gli Stati membri europei della NATO avevano una spesa militare di 235 miliardi di dollari (equivalente all’1,47% del PIL). Nel 2023 tale importo era già salito a 347 miliardi di dollari (equivalente all’1,85% del PIL). E per il 2024 la spesa sarà, probabilmente, di 380 miliardi di dollari – raggiungendo il 2% del PIL, come richiesto dall’Alleanza Atlantica.4

Nel 2023, la spesa militare ha raggiunto cifre record a livello mondiale: 2,44 trilioni di dollari, il 6,8% in più rispetto all’anno precedente e il 2,3% del PIL mondiale.5 Gli Stati Uniti guidano la classifica con la spesa militare più alta del pianeta (37% del totale globale), mentre la spesa combinata dei Paesi dell’Unione Europea è aumentata del 16% – il più grande incremento dai tempi della Guerra Fredda. Nel caso della Spagna, l’anno scorso il governo ha concluso 166 accordi; la spesa militare è stata di 28,2 miliardi di euro.6 Il bilancio ufficiale della difesa per il 2023 era di 13,1 miliardi di euro; ma questa cifra viene moltiplicata per due se si includono anche le spese approvate dagli altri ministeri. In pratica, lo Stato spagnolo ha già superato il 2% del PIL con la sola spesa per gli armamenti.7 8

La ricomposizione capitalistica dell’Unione Europea, insieme alla scommessa energetica (verde) e tecnologica (digitale), coinvolge il settore militare. “Dobbiamo spendere di più, dobbiamo spendere meglio, dobbiamo spendere europeo”, ha insistito il Presidente della Commissione: “Abbiamo un mercato della difesa molto frammentato e dobbiamo cambiarlo”.9 Von der Leyen ha presentato la “Strategia industriale europea della difesa”10 – una scommessa per la re-industrializzazione militare che, negli ultimi mesi, ha subito un’accelerazione.11 Anche il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, lo ha sottolineato: “Quello che stiamo cercando di fare è incoraggiare la capacità produttiva. La vocazione è quella di occuparsi dell’industria della difesa, che è critica”.12

Entro il 2030, sulla base di questa strategia, almeno il 50% degli appalti militari dovrebbe essere formalizzato all’interno dei confini dell’Unione; e il 40% di tutte le attrezzature militari acquistate dovrebbe essere sviluppato congiuntamente da più Paesi dell’UE.13 Le nuove regole fiscali dell’Unione, recentemente approvate dopo lunghi negoziati 14, prevedono che la spesa pubblica per gli armamenti e la sicurezza siano considerati prioritari rispetto ad altri possibili investimenti.15 Nei piani di riduzione del debito, derivanti dalla riattivazione del Patto di Stabilità e Crescita, dovrà essere specificato cosa farà ogni Stato membro in relazione alla copertura delle spese militari.

Un’altra via per aumentare la militarizzazione è il programma di finanziamento dei progetti di ricerca e sviluppo militare, il cosiddetto “Fondo europeo per la difesa” (FED). Secondo un’analisi del Centro Delàs, nei due bandi FED finora deliberati sono stati distribuiti 2 miliardi di euro; e la Spagna è la quarta beneficiaria dopo Francia, Germania e Italia.16 Tre aziende spagnole (Indra, GMV e Navantia) figurano tra le 25 imprese europee che hanno ricevuto più sovvenzioni.

Strategia 2: Controllo delle Frontiere

Il controllo delle frontiere è stata una delle principali priorità dell’UE. Seguendo le orme dei governi di estrema destra, l’Unione ha adottato, ancora una volta, i postulati più reazionari riguardanti i diritti delle persone migranti e rifugiate. Alla fine del 2023, mentre centinaia di persone arrivavano in gommone al largo delle isole Canarie, gli Stati membri si sono congratulati per la conclusione del Patto europeo sulla migrazione e l’asilo.17 Viktor Orbán e Giorgia Meloni, in particolare, si sono rallegrati per questo testo che da anni si stava forgiando – tanto che Pedro Sànchez ha definito questo documento “un accordo storico”.

Rendere più difficili le condizioni per la richiesta d’asilo, allungare i tempi di detenzione, consolidare l’esternalizzazione delle frontiere e rafforzare la criminalizzazione del lavoro umanitario sono alcuni degli elementi chiave del nuovo regolamento europeo sulla migrazione. Nelle parole della Commissione spagnola per l’aiuto ai rifugiati, “l’auspicato patto sulla migrazione e l’asilo si sta trasformando in una minaccia per le persone rifugiatele quali vedranno i loro diritti e le loro vite valere sempre meno nelle frontiere d’Europa”.18 Il governo spagnolo è uno di quegli esecutivi europei che ha spinto di più per questo testo, aggiungendo agli accordi di cooperazione con altri Paesi dell’area mediterranea un’ulteriore limitazione riguardante i diritti delle persone migranti.

L’avanzamento delle politiche di esternalizzazione delle frontiere è una delle conseguenze di questo modello di controllo della migrazione. Negli ultimi quarant’anni, afferma “Fundación por Causa” nel suo ultimo rapporto, “ben 27 strumenti legislativi e politici hanno sostenuto un progetto di controllo delle frontiere, iniziato ai confini dell’UE e diffuso in Africa e Medio Oriente attraverso una rete di frontiere verticali – le quali trattengono le persone migranti e sfollate nei loro Paesi di origine o nelle rotte di transito”. Secondo i loro calcoli, tra il 2004 e il 2024 sono stati spesi 9,344 miliardi di euro per esternalizzare le frontiere UE.19

Nell’estate del 2023, Von der Leyen, Rutte e Meloni hanno siglato un accordo tra UE e Tunisia per esternalizzare il controllo delle frontiere, assumendosi così la responsabilità criminale di lasciar morire le persone migranti nel deserto.20 Questo accordo si aggiunge ad altri che sono stati firmati tra l’Europa e la Turchia e il Marocco – i quali esercitano una forte repressione alle frontiere in cambio di ingenti fondi monetari. Per non parlare degli accordi di cooperazione firmati con Tunisia, Libia e Niger – anch’essi strumenti al servizio del controllo migratorio.21 L’ultimo accordo è stato quello con l’Egitto. A metà Marzo 2024, il presidente della Commissione europea, insieme ai capi di governo di Italia e Grecia, ha incontrato il dittatore al-Sisi e con questi è stato firmato, nell’ambito del Global Gateway, un memorandum del valore di 7,4 miliardi di euro. Questi fondi, stando agli accordi presi, servono per bloccare le persone migranti alle frontiere– specie quelle provenienti dalla Striscia di Gaza, in fuga dal genocidio in corso. Oltre ad esternalizzare gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto internazionale, l’UE li esegue anche in prima persona. Frontex ha condiviso le coordinate delle imbarcazioni di migranti – pronte ad attraversare il Mediterraneo – con una milizia paramilitare libica legata al PMC Wagner. Come sostiene Sani Ladan, “Frontex ha sempre rappresentato il braccio armato della politica di militarizzazione delle frontiere dell’UE”.22 Militarizzazione e controllo delle frontiere sono, infatti, due strategie strettamente correlate. Al vertice NATO di Madrid del 2022, l’immigrazione è stata caratterizzata come una minaccia ibrida e la “strumentalizzazione della migrazione” come un potenziale pericolo per l’Unione.23

Strategia 3: Estrattivismo

Il terzo asse strategico per l’UE nel concerto globale è l’intensificazione dell’estrattivismo. L’Unione Europea, in un contesto di tensioni geopolitiche, egemonia cinese nelle relazioni internazionali e competizione sempre più marcata per le scarse risorse minerarie, ha aggiornato il focus delle sue politiche commerciali. L’agenda degli investimenti Global Gateway e la nuova ondata di accordi commerciali – il secondo capitolo analizza nel dettaglio tutti gli strumenti del pilastro commerciale dell’UE – sono stati concepiti con un chiaro obiettivo: garantire alle multinazionali europee l’accesso alle materie prime essenziali per lo sviluppo del capitalismo verde e digitale.24

L’Unione, per garantire il proprio posto nelle catene di approvvigionamento – ed inserite nel modello globalizzato di produzione, distribuzione e consumo -, sta rafforzando la logica estrattivista neo-coloniale e sviluppando una nuova geopolitica dell’energia e delle risorse. Questo stato di cose va ad aggiungere nuovi hotspot alle vecchie posizioni strategiche legate agli idrocarburi, legandosi ai nuovi mercati verdi e digitali e, in molti casi, situati in Paesi impoveriti.

L’UE, nonostante abbia avuto un apparato tecnocratico maldestro, specie quando si trattava di implementare dei meccanismi efficaci di controllo delle grandi potenze economiche e finanziarie, è stata straordinariamente efficace quando ha ridefinito la sua agenda estrattivista dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il regolamento europeo sulle materie prime fondamentali, ad esempio, è stato elaborato in meno di un anno e attraverso una procedura accelerata. E in un anno e mezzo l’Unione Europea ha firmato dieci accordi di partenariato strategico sulle materie prime.

L’Europa ha concentrato la sua offensiva pro-estrattivista sul noto “triangolo del litio”, situato tra il sud della Bolivia e il nord del Cile e dell’Argentina – dove si trovano due terzi delle riserve mondiali di questo minerale, essenziale per la produzione di batterie. Dopo un anno di trattative, è stato concluso il rinnovo dell’accordo commerciale con il Cile25 – il maggiore fornitore di litio e rame dell’Unione Europea. L’accordo con il Mercosur26, una regione che fornisce all’UE prodotti agroindustriali e minerali (come il niobio, il nichel e il litio), dovrebbe essere sbloccato a breve termine. Il terzo capitolo è dedicato ad uno studio specifico di questi casi.

Fonte: Commissione Europea (2023)27

 

1.4 Idee Forti

In un contesto di crescenti controversie geopolitiche, avanzamento del caos climatico e approfondimento delle disuguaglianze sociali, la narrazione imposta dall’UE si basa su una triade di “idee forti”: l’ “autonomia strategica” che rafforza la scommessa militarista europea e maschera la fedeltà dell’Unione agli Stati Uniti; la “sicurezza” che dà stabilità alle classi medie europee e rafforza l’immagine delle persone migranti come nemici da abbattere; e la sovranità che ridefinisce la posizione europea nelle catene globali del valore rispetto a Russia e Cina. Tutte queste idee servono per differenziarsi dagli altri blocchi geopolitici e salvare – apparentemente, come visto nel caso del genocidio di Gaza – il diritto internazionale, trafitto dal mantra dei valori europei.

Idee Forti 1: Autonomia strategica

L’autonomia strategica, concetto-feticcio onnipresente nell’attuale discorso di riposizionamento internazionale dell’Unione Europea, è un’idea tradizionalmente legata al settore di difesa militare. L’aggiunta dell’aggettivo “aperta” a questa “idea”, permette di inglobare più questioni rispetto alla mera sfera della politica di difesa. “Significa cooperare a livello multilaterale per quanto è possibile; e agire autonomamente dove è necessario”, ha sottolineato la Commissione europea.

Durante il semestre di presidenza spagnola dell’UE, è stato pubblicato un rapporto dell’Ufficio nazionale di previsione e strategia dove si ridefiniva l’ “autonomia strategica aperta”: “un nuovo equilibrio tra resilienza e competitività, nonché tra assertività e cooperazione basata sulle regole, dove l‘UE affronta le sue vulnerabilità economiche e mantiene il suo ruolo di attore globale”. A tal fine, “saranno perseguite importanti misure normative, fiscali e strutturali atte a proteggere il mercato unico dalle interferenze straniere e pratiche predatorie, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la leadership tecnologica dell’UE nei settori sensibili e rafforzare la sua influenza commerciale e politica nel mondo ”.28

Tra le principali linee d’azione vi è il rafforzamento del commercio globale e l’annesso aggiornamento dell’architettura normativa internazionale.

Più legata al campo dell’economia politica che alla sfera strettamente militare, l’UE ricorre all’autonomia strategica per rafforzare il controllo delle frontiere, delle materie prime e delle rotte commerciali. Nel momento in cui si nascondela fedeltàverso la NATO / gli Stati Uniti, e le foto e le dichiarazioni dei vertici europei (riguardanti il rispetto dell’ordine e delle norme internazionali) prendono polvere in un cassetto, l’autonomia strategica aperta diventa un’ulteriore passo verso l’approfondimento delle dinamiche militariste ed estrattivistiche europee. E tutto questo è legato ad una ri-concettualizzazione dell’idea di sicurezza.

Forza 2: Sicurezza

Qualsiasi considerazione economica, politica o sociale si basa sulla logica della sicurezza. Come vediamo nel contesto europeo, questa logica viene utilizzata nelle attuali e crescenti politiche autoritarie, disciplinari e repressive. In tal senso, tutte le possibili misure orbiteranno intorno alla centralità della questione repressiva. Così, i gruppi o i comportamenti sociali verranno etichettati dai discorsi e dalle pratiche quotidiane delle élite politico-economiche come potenziali minacce alla sicurezza.29 Stiamo vivendo una dottrina d’urto securitaria che criminalizza la protesta dalla Germania al Regno Unito, cerca di mettere fuori legge i partiti di sinistra in Francia e prepara il terreno contro la popolazione migrante. Oggi come ieri, quando “i politici borghesi hanno innalzato lo slogan dell’europeismo e dell’unione degli Stati europei, lo hanno fatto con l’obiettivo implicito o esplicito di indirizzarlo contro il pericolo giallo, il continente nero, le razze inferiori”, scriveva Rosa Luxemburg all’inizio del secolo scorso.30

Allo stesso tempo, la nozione di sicurezza si è estesa oltre il nemico interno. L’annuncio di un imminente attacco russo (con l’immancabile minaccia nucleare) all’interno dei confini dell’Unione Europea, è servito a giustificare l’accelerazione della deriva militarista. Al di là del dibattito sul rischio reale di una guerra contro la Russia, la militarizzazione sta avanzando nell’UE tramite gli stanziamenti di fondi ai produttori di armi31 e, conseguentemente, l’aumento delle spese per la difesa.

La sicurezza delle forniture energetiche e materiali, ancor più dopo la guerra in Ucraina, è l’ultima propaggine di questo concetto polisemico che si riferisce alla sicurezza del metabolismo economico europeo. Quindi, andando oltre le logiche guerrafondaie e del controllo delle frontiere, “la stessa priorità deve essere data alla sicurezza economica – che è l’ambito in cui si trovano le maggiori sfide ma anche le maggiori opportunità per l’UE durante questo decennio.32 Allo stesso tempo si recupera la classica dottrina della sicurezza giuridica per le grandi imprese: “il mercato unico deve avere un quadro giuridico comune, chiaro e coerente che incoraggi le attività transfrontaliere e permette alle industrie europee di crescere e generare sicurezza giuridica per gli investimenti”.33

Forza 3: Sovranità

Tra le idee chiave che supportano il discorso pro-business dell’UE, vi è l’enfasi sul concetto di sovranità. Nell’Europa post-Ucraina, la “sovranità” sostiene il funzionamento del sistema economico dopo i tagli alle forniture di gas russo. In questa prospettiva, l’UE si definisce sovrana se dipende solo dai combustibili fossili delle petro-monarchie del Golfo Persico e da una trentina di minerali critici – di cui non esiste quasi nessun giacimento europeo.

Ciò ha spinto l’Unione a rinnovare gli accordi commerciali e, soprattutto, non dipendere strettamente dalla Cina.

Materie prime fondamentali: garantire l’approvvigionamento e la sovranità dell’UE”. Questo titolo del comunicato stampa del Parlamento europeo – emesso lo stesso giorno in cui è stato approvato il regolamento sulle materie prime critiche -, la dice lunga sullo stato di cose.34

Abbiamo tracciato la rotta verso la sovranità e la competitività europea”, ha osservato il relatore. Ma lo scenario possibile per l’UE è quello di avere soltanto il 10% dei minerali chiave estratti all’interno dei propri confini. “Questi materiali svolgono un ruolo essenziale nelle transizioni ecologiche e digitali dell’UE; assicurarne l’approvvigionamento è fondamentale per la resilienza economica, la leadership tecnologica e l’autonomia strategica”, prosegue la nota del Parlamento europeo – assumendo al contempo dei postulati neo-coloniali tipici della logica estrattivista.

Qualcosa di simile lo vediamo con la politica di re-industrializzazione. La Dichiarazione di Anversa, promossa all’inizio del 2024 dal presidente della Commissione europea e da settanta imprenditori, afferma che “senza una politica industriale mirata, si rischia la dipendenza da altri Paesi persino per quanto riguarda le materie prime e le sostanze chimiche: l’Europa non può permettersi che questa accada”.35 Presentata presso la sede della BASF, questa dichiarazione insiste sul fatto che “un’autonomia strategica aperta per un’UE competitiva e resiliente è fondamentale per il futuro dell’Europa in un panorama geopolitico in continua evoluzione. Si tratta di un obiettivo perseguibile solo se le industrie di base e ad alta intensità energetica resteranno in Europa e qui continueranno a investire.”

 

Continua…

 

Note

2Dichiarazione di Granada”, 6 Ottobre 2023.

3Presidenza Spagnola del Consiglio UE, Dichiarazione di Granada

4Già dieci Paesi europei (dei 22 appartenenti alla NATO) hanno superato l’obiettivo del 2%; si stima che saranno 17 entro la fine del 2024. Vedi: María R. Sahuquillo e Andrea Rizzi, “Europa se pone en pie de guerra”, El País, 3 Marzo 2024. Link

5Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), “El gasto militar mundial aumenta en medio deguerras, tensiones crecientes e inseguridad”, 22 Aprile 2024.

6“El Gobierno comprometió gastos militares en 2023 por el doble del presupuesto del Ministerio de Defensa”,El Salto, 3 Gennaio 2024. Link

8Nota del blog: riguardo l’Italia, per il 2024 è stata raggiunta la cifra complessiva di 29,16 miliardi di euro “con una crescita di ben 1.438 milioni di euro (+5,1% rispetto al 2023) che fa seguito ad un aumento di circa 1,8 miliardi già realizzato tra il 2022 e il 2023. In definitiva in due anni il Bilancio della Difesa ha sperimentato un aumento di circa il 12,5% (oltre 3,2 miliardi in termini monetari) [] I fondi per gli approntamenti per le Forze terrestri, navali e aeree subiscono infatti tutti delle leggere flessioni (circa 250 milioni di euro complessivi) più o meno integralmente compensati da una crescita dei fondi per i Comandi interforze. Circa 1,4 miliardi in più vengono invece destinati al Programma di “Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari” (per oltre il 95% indirizzati ad “ammodernamento, il rinnovamento ed il sostegno delle capacità e i programmi di ricerca finalizzati all’adeguamento tecnologico dello Strumento Militare”, cioè nuove armi) che porta per la prima volta nella storia ad un totale per tale Programma di oltre 8 miliardi di euro. Aggiungendo a questo dato i circa 2 miliardi destinati all’industria militare nel bilancio del MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) si può affermare che nel 2024 per la prima volta l’Italia destinerà una cifra di circa 10 miliardi di euro agli investimenti sugli armamenti. […] Come notato con precisione dal recente Rapporto“Arming Europe”, pubblicato da Greenpeace, nell’ultimo decennio (2013-2023) le spese militari hanno registrato in Europa un aumento record di 14 volte superiore a quello del PIL (+46% nei Paesi Nato-Ue, +26% in Italia) trainato soprattutto dall’acquisto di nuove armi (+168% nei Paesi Nato-Ue; +132% in Italia).” GreenPeace e Sbilanciamoci!, “Economia a mano armata 2024. Spesa militare e industria delle armi in Europa e in Italia”, Aprile 2024, pagg. 70 e 72. Link

9Yago Álvarez, “Von der Leyen, gasto en armas, populismo militar y doctrina del shock”, El Salto, 20 Febbraio 2024. Link

10“La prima strategia industriale europea della difesa per un’Europa più pronta e più sicura”, 5 Marzo 2024. Link

11Pablo Elorduy, “Los halcones preparan el escenario de guerra y la industria armamentística recibe el mensajecon euforia”, El Salto, 6 Marzo 2024. Link

12Manuel V. Gómez, “Bruselas urge a impulsar la industria europea de defensa para rearmarse frente a la amenaza de Rusia”, El País, 5 Marzo 2024

14Parlamento Europeo, “Las nuevas reglas fiscales reciben la luz verde del Parlamento”, 23 Aprile 2024.

15“L’aspetto più rilevante dell’operazione militare europea è che si inserisce perfettamente nella crescente tendenza delle politiche di securizzazione dell’UE – portando alla più alta spesa militare della storia”, scrivono Alfons Pérez e Nicola Scherer, “Quién gana, quién paga y quién sufre en la operación militar europea en el Mar Rojo”, CTXT, n. 304, Gennaio 2024.

16Teresa de Fortuny y Xavier Bohigas, “Más subvenciones de la Unión Europea a la industria militar”, El Salto, 21 Febbraio 2024. Link

17Il nuovo patto migratorio europeo è stato ratificato un mese dopo dal Consiglio Europeo. “El Consejo adopta el Pacto de la UE sobre Migración y Asilo”, 14 Maggio 2024.

19Cristina Fuentes-Lara r Gonzalo Fanjul, “Externalización: caos, corrupción y control migratorio bajo la apariencia de cooperación europea”, Fundación por Causa, 2024

21“Oxfam denuncia el uso la ayuda europea al desarrollo para que Túnez, Libia y Níger frenen la salida de migrantes”, Público, 21 Settembre 2023. Link

22Sani Ladan è, insieme a Ainhoa Ruiz Benedicto e María Fraile Moreno, coautore del documento “¿Quién vigila al vigilante? Violencia en las fronteras e impunidad en Frontex”, Centre Delàs e Irídia, 2024

23Martín Cúneo, “Cinco razones para odiar la cumbre de la OTAN en Madrid”, El Salto, 29 Giugno 2022. Link

25Comunicato Stampa della Commissione Europea, “UE-Cile: firmati accordi commerciali e politici moderni e ambiziosi”, 13 Dicembre 2023. Link

26“Dos décadas de desencuentros entre la UE y el Mercosur para cerrar un tratado de libre comercio”, El Salto, 6 Dicembre 2023. Link

27Milan Grohol e Constanze Veeh, “Study on the Critical Raw Materials for the EU 2023. Final Report”, Commissione Europea, 2023.

28Oficina Nacional de Prospectiva y Estrategia, “Resilient 2030. A future-oriented approach to reinforce the EU’s Open Strategic Autonomy and Global Leadership”, Gobierno de España, 2023.

29Vale a dire, seguendo gli autori di Metropolice, che “l’elasticità dell’idea di sicurezza fa sì che qualsiasi disagio possa essere denominato insicurezza e, di conseguenza, qualsiasi manifestazione che comporti un’alterazione materiale e simbolica di un certo ordine incorporato come “naturale” o legittimo rientri nella categoria della delinquenza”. Si veda: Sergio García, Ignacio Mendiola, Débora Ávila, Laurent Bonelli, José Ángel Brandariz, Cristina Fernández e Manuel Maroto, “Metropolice. Seguridad y policía en la ciudad neoliberal”, Madrid, Traficantes de Sueños, 2021.

30Rosa Luxemburg, Utopie pacifiste, 1911

31Pablo Elorduy, “Los halcones preparan el escenario de guerra y la industria armamentística recibe el mensaje con euforia”, El Salto, 6 Marzo 2024. Link

32Oficina Nacional de Prospectiva y Estrategia, op.cit

33Oficina Nacional de Prospectiva y Estrategia, op.cit

34Parlamento Europeo, “Materie prime critiche: garantire l’approvvigionamento e la sovranità dell’UE”, 14 Settembre 2023. Link