Le nazioni ricche stanno guadagnando miliardi grazie al programma globale sugli effetti del cambiamento climatico – Prima Parte

L’Ecuador ha cercato dei finanziamenti per combattere gli effetti del cambiamento climatico – come l’alluvione del Giugno 2023. Finora, il mondo sviluppato ha offerto alla nazione più prestiti che sovvenzioni.

 

Traduzione dell’articolo “Rich nations are earning billions from a pledge to help fix climate

 

Secondo un’analisi dei dati fatta da Reuters, negli ultimi anni i Paesi ricchi hanno inviato fondi per il clima ai Paesi in via di sviluppo con tassi d’interesse o vincoli che hanno avvantaggiato gli Stati finanziatori.

Come mostrato da un’analisi di Reuters sui dati delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), Giappone, Francia, Germania, Stati Uniti e altre nazioni ricche stanno raccogliendo miliardi di dollari in premi economici grazie ad un programma globale sugli effetti del cambiamento climatico – e destinato ad aiutare i Paesi in via di sviluppo.

I guadagni finanziari fanno parte di quell’impegno dei Paesi sviluppati nell’inviare 100 miliardi di dollari all’anno agli Stati più poveri, aiutandoli così a ridurre le emissioni e a fronteggiare le condizioni climatiche estreme. Incanalando il denaro del programma verso le proprie economie, i Paesi ricchi contraddicono il concetto, ampiamente condiviso, di compensare i Paesi più poveri per l’inquinamento a lungo termine – il quale ha alimentato il cambiamento climatico, come dichiarato da più di una dozzina di analisti, attivistu ed ex funzionari e negoziatori in materia di clima a Reuters.

Le nazioni ricche hanno prestato almeno 18 miliardi di dollari a tasso di interesse di mercato: 10,2 miliardi di dollari dal Giappone, 3,6 miliardi di dollari dalla Francia, 1,9 miliardi di dollari dalla Germania e 1,5 miliardi di dollari dagli Stati Uniti – secondo l’analisi di Reuters e Big Local News (un programma di giornalismo dell’Università di Stanford). Questa non è la norma per i prestiti riguardanti i progetti di aiuto legati al clima e di altro tipo – che di solito hanno un interesse basso o nullo.

Almeno altri 11 miliardi di dollari di prestiti – quasi tutti provenienti dal Giappone – hanno richiesto alle nazioni beneficiarie l’utilizzo o l’acquisto di materiali provenienti dalle aziende dei Paesi finanziatori.

Reuters ha identificato almeno 10,6 miliardi di dollari in sovvenzioni da parte di 24 Paesi e dell’Unione Europea – che, allo stesso modo, richiedevano ai beneficiari di impiegare le aziende, organizzazioni non profit o agenzie pubbliche di specifiche nazioni (di solito dei Paesi donatori) nello svolgere il lavoro o fornire i materiali.

Offrire prestiti per il clima a tassi di mercato o condizionare i finanziamenti per impiegare determinate aziende significa che il denaro destinato ai Paesi in via di sviluppo viene rispedito a quelli ricchi.

Da un punto di vista della giustizia, questo è profondamente riprovevole”, ha dichiarato Liane Schalatek, direttrice associata della sezione di Washington della Fondazione “Heinrich-Boll” – un think tank tedesco che promuove le politiche ambientali.

Tre dei quattro principali finanziatori del clima privilegiano i prestiti rispetto alle sovvenzioni
Giappone, Germania, Francia e Stati Uniti hanno dichiarato di aver fornito il maggior numero di contributi finanziari per il clima ai Paesi in via di sviluppo tra il 2015 e il 2020. I rappresentanti dei finanziamenti per il clima di questi Paesi affermano che i prestiti sono appropriati per i grandi progetti che producono reddito agli Stati con economie forti.

Nota: la categoria “altro” comprende strumenti finanziari come obbligazioni, titoli azionari, garanzie e contributi che includono sia sovvenzioni che prestiti. Fonte: Analisi Reuters dei dati sui finanziamenti per il clima comunicati dai Paesi alle Nazioni Unite.

I Paesi a medio reddito ricevono la maggior parte dei prestiti per il clima
Più di due terzi dei finanziamenti per il clima ricevuti dai Paesi a medio reddito tra il 2015 e il 2020 sono stati concessi in prestito, anche se molti di essi si sono indebitati in modo impressionante.
Gli analisi della finanza climatica e i funzionari dei Paesi in via di sviluppo hanno dichiarato a Reuters: “i rimborsi dei prestiti riducono i fondi degli Stati (i servizi sociali di base soprattutto), limitando così la loro capacità nel prepararsi e rispondere agli eventi meteorologici estremi.

Nota: la categoria “altro” comprende strumenti finanziari come obbligazioni, titoli azionari, garanzie e contributi che includono sia sovvenzioni che prestiti. Fonti: Analisi Reuters dei dati relativi ai finanziamenti per il clima comunicati dai Paesi alle Nazioni Unite; classificazione della Banca Mondiale dei Paesi in base al reddito (anno fiscale 2024).

Gli analisti hanno detto che le sovvenzioni che richiedono ai [Paesi] destinatari di impiegare i fornitori dei Paesi ricchi sono meno dannose dei prestiti con tali condizioni – in quanto non richiedono il rimborso. A volte, hanno detto, gli accordi sono persino necessari quando i Paesi beneficiari non hanno le competenze necessarie per fornire un servizio. Altre volte, invece, avvantaggiano le economie dei donatori a discapito dei Paesi in via di sviluppo. Questo mina l’obiettivo di aiutare i Paesi vulnerabili nello sviluppare la resilienza e la tecnologia atta a fronteggiare i cambiamenti climatici, hanno detto le fonti del clima e della finanza.

I finanziamenti per il clima non dovrebbero essere un’opportunità di business”, ha detto Schalatek. Dovrebbero, quindi, “servire i bisogni e le priorità dei Paesi beneficiari in via di sviluppo.”

Molti dei prestiti condizionali 1 e delle sovvenzioni esaminati da Reuters sono stati conteggiati dall’impegno dei Paesi sviluppati nell’inviare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 ai Paesi più poveri – danneggiati in modo sproporzionato dal cambiamento climatico. Assunto per la prima volta nel 2009, l’impegno era stato riaffermato nell’accordo sul clima di Parigi del 2015. Dal 2015 al 2020 sono stati versati circa 353 miliardi di dollari. Questa somma comprende 189 miliardi di dollari di pagamenti diretti da Paese a Paese, che sono stati al centro dell’analisi di Reuters.

Più della metà di questi finanziamenti diretti – circa il 54% – sono stati erogati sotto forma di prestiti piuttosto che di sovvenzioni, un fatto che ha irritato alcuni rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo indebitati – come l’Ecuador. Essi sostengono che non dovrebbero accollarsi ulteriori debiti per risolvere i problemi causati, per la maggior parte, dal mondo sviluppato.

I Paesi del “Sud globale stanno vivendo una nuova ondata di debiti causati dai finanziamenti per il clima”, ha dichiarato Andres Mogro, ex direttore nazionale dell’Ecuador per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Allo stesso tempo, secondo diversi analisti, i Paesi ricchi stanno gonfiando i loro contributi rispetto all’impegno di 100 miliardi di dollari: una parte dei loro finanziamenti per il clima torna in patria attraverso il rimborso dei prestiti, interessi e contratti di lavoro.

I benefici ottenuti dai Paesi donatori mettono in ombra, in modo sproporzionato, l’obiettivo primario di sostenere l’azione per il clima nei Paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato Ritu Bharadwaj, ricercatrice principale sulla governance e la finanza per il clima presso l’ “Institute for Environment and Development”, un think tank politico britannico.

Le nazioni ricche difendono i loro finanziamenti per il clima

I rappresentanti delle principali agenzie che gestiscono i finanziamenti per il clima di Giappone, Germania, Francia e Stati Uniti – i quattro Paesi che dichiarano il maggior numero di finanziamenti all’ONU – hanno dichiarato di considerare l’importo del debito di un Paese, decidendo, [alla luce di questo,] se offrire prestiti o sovvenzioni. Hanno dichiarato di dare priorità alle sovvenzioni per i Paesi più poveri.

Circa l’83% dei finanziamenti per il clima ai Paesi a basso reddito è stato erogato sotto forma di sovvenzioni, secondo quanto rilevato da Reuters. Ma questi Paesi hanno anche ricevuto, in media, meno della metà dei finanziamenti per il clima rispetto ai Paesi a più alto reddito – i quali hanno ricevuto soprattutto dei prestiti.

Un mix di prestiti e sovvenzioni garantisce che i finanziamenti pubblici dei donatori possano essere indirizzati ai Paesi che ne hanno più bisogno, mentre gli Stati economicamente più forti possono beneficiare di condizioni di prestito migliori rispetto a quelli di mercato”, ha dichiarato Heike Henn, direttore per il clima, l’energia e l’ambiente del Ministero federale tedesco per la cooperazione e lo sviluppo economico. La Germania ha contribuito con 45 miliardi di dollari ai finanziamenti per il clima, di cui il 52% attraverso i prestiti.

L’Agenzia francese per lo sviluppo (AFD) offre ai Paesi in via di sviluppo tassi di interesse bassi – i quali, normalmente sarebbero disponibili solo per i Paesi più ricchi sul mercato libero -, ha dichiarato Atika Ben Maid, vice capo della divisione Clima e Natura dell’AFD. Circa il 90% del contributo francese (28 miliardi di dollari) è stato erogato sotto forma di prestiti, la quota più alta di qualsiasi altra nazione.

Questo è un classico esempio in cui un cattivo prestito, concesso a un Paese sotto le vesti di finanziamento per il clima, creerà ulteriore… stress finanziario 2.

Ritu Bharadwaj, ricercatrice principale sulla governance e la finanza per il clima presso l’ “Institute for Environment and Development”

Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato: i prestiti sono “appropriati ed efficaci dal punto di vista dei costi” dei progetti che producono reddito. Le sovvenzioni sono solitamente destinate a quelle tipologie di progetti “per le comunità a basso reddito e vulnerabili al clima”. Gli Stati Uniti hanno fornito 9,5 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima, di cui il 31% sotto forma di prestiti.

Quando gli è stato chiesto se la riscossione di interessi di mercato e di altre ricompense finanziarie contraddica lo spirito del programma di finanziamento per il clima, il portavoce ha detto: “Va inoltre sottolineato che le disposizioni dell’Accordo di Parigi in materia di finanziamenti per il clima non si basano sul “fare ammenda” per i danni causati dalle emissioni storiche”.

L’Accordo di Parigi non afferma esplicitamente che le nazioni sviluppate debbano fare ammenda per le emissioni storiche. Fa riferimento ai principi di “giustizia climatica” ed “equità” e sottolinea le “responsabilità e capacità comuni ma differenziate” dei Paesi nell’affrontare il cambiamento climatico. Chiarisce che i Paesi sviluppati devono fornire dei finanziamenti per il clima.

Secondo Rachel Kyte, docente di politica climatica all’Università di Oxford e inviata speciale della Banca Mondiale per il cambiamento climatico nel 2014 e nel 2015, molti interpretano quelle parole in tal senso: le nazioni ricche hanno la responsabilità di contribuire a risolvere i problemi legati al clima – problemi che loro stessi hanno creato.

Ma l’accordo è stato poco dettagliato. L’impegno dice che le nazioni dovrebbero mobilitare i finanziamenti per il clima da “un’ampia varietà di fonti, strumenti e canali”. Non definisce se le sovvenzioni debbano essere prioritarie rispetto ai prestiti. Né proibisce alle nazioni ricche di imporre condizioni vantaggiose per loro stesse.

È come dare fuoco ad un edificio e poi vendere gli estintori all’esterno”, ha detto Mogro dell’Ecuador, che è stato anche un ex negoziatore sul clima per il blocco dei Paesi in via di sviluppo del G77 e per la Cina.

Continua nella Seconda Parte

Note

1È un tipo di finanziamento approvato ma con riserva; diventa effettivo quando vengono rispettate le condizioni specifiche tra le parti in causa.

2Indica una condizione dove le promesse ai creditori di un’azienda o di un Paese vengono infrante o onorate con difficoltà. Se le difficoltà finanziarie non possono essere alleviate, si rischia il fallimento.